X MEN GIORNI DI UN FUTURO PASSATO. Arriva nei cinema italiani l’ultimo capitolo della saga dei mutanti Marvel

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Cosa accadrebbe se un giorno vi svegliaste in un posto a cui siete molto legati e dove non tornate da tempo, e aveste l’opportunità di riabbracciare le persone a voi care che non ci sono più? Ci avete mai pensato? Probabilmente sareste accompagnati da una sensazione di gioia mista a spaesamento. Certo è che si tratterebbe di una situazione paradossale.

È questo tipo di atmosfera surreale che coinvolge lo spettatore e lo accompagna per tutta la durata di “X Men – giorni di un futuro passato” , l’ultimo capitolo della saga dei mutanti Marvel uscito nelle sale italiane il 22 maggio.

In questo episodio (che, su un asse spazio temporale piuttosto articolato, dovrebbe venire immediatamente dopo “X-Men – il conflitto finale”) gli ultimi mutanti rimasti sulla Terra si trovano ad affrontare la minaccia di Sentinelle che stanno sterminando esseri umani e mutanti, trasformando la Terra in un pianeta avvolto da distruzione e da desolazione.

L’unico modo per evitare la distruzione totale dei mutanti, ed anche di gran parte degli esseri umani, sarà inviare Wolverine indietro nel tempo, al momento in cui sono state programmate queste macchine di morte, il 1973.

Il regista Bryan Singer ha riprodotto in modo ineccepibile le linee, i colori, lo stile, l’irresistibile patina degli anni settanta e, con la stessa maestria, ha saputo introdurre gli scenari futuri minacciati da queste spietate creature, che vi consiglio di vedere in 3D.

Nonostante qualche piccola forzatura (una presunta natura mutante di John Fitzgerald Kennedy)  e un finale, a mio avviso, poco convincente, vale la pena lasciarsi trascinare dall’atmosfera surreale di quest’altra avventura dei nostri mutanti del cuore che, pare, torneranno sui grandi schermi per un nuovo sequel nel 2016.

Federica Di Maio

Federica Di Maio
Fortunatamente, secondo la moderna astronomia, l'universo è finito: un pensiero consolante per chi, come me, non si ricorda mai dove ha lasciato le cose. (Woody Allen).

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