ALZHEIMER CAFFÈ. L’ultima frontiera dell’assistenza
In una società che non ha tempo né risorse per gli anziani, la notizia della nascita dei cosiddetti «Alzheimer Caffè» non è da sottovalutare. Mercoledì scorso, nell’Rsa Padre Annibale Di Francia (in Viale dei Pini 53 a Napoli), l’idea è diventata realtà. Un’idea semplice ma estremamente importante. In questo «Caffè» i malati e i loro familiari possano approfittare di incontri periodici e strutturati e beneficiare dei servizi di sostegno di cui necessitano. E già, perché, per dirla con le parole di chi ha voluto realizzare questa struttura «il bisogno sociale cui gli Alzheimer Caffè vogliono rispondere non si ferma alle necessità del malato, ma abbraccia anche quelle dei suoi familiari, che si trovano ad affrontare, oltre al carico pratico ed economico dettato dalle esigenze dell’assistenza, anche oggettive difficoltà psicologiche dovute al progressivo decadimento fisico e cognitivo dei propri congiunti». Certo, non si può non pensare che in una società moderna di Alzheimer Caffè non dovrebbe essercene neanche bisogno. Forse chi soffre di questa impietosa sindrome avrebbe infatti diritto ad un’assistenza residenziale, e non certo da «Caffè». Ma in tempi di «magra» meglio non lamentarsi troppo. Anzi, fortuna che esistono fondazioni e soggetti ancora sensibili a problemi sociali tanto rilevanti. Per quel che riguarda il Pubblico, la realtà non è per nulla rosea. Tagli alla spesa sanitaria e spending review sembrano essere gli unici imperativi da seguire. Così, le famiglie con persone affette da Alzheimer sono sempre più spesso abbandonate al proprio destino. Il sistema sanitario regionale sembra poter provvedere, quando va bene, ad una scorta di pannoloni e poco altro. In un contesto del genere, ben vengano gli Alzheimer Caffè. Anche un piccolo sostegno può fare la differenza.
Raffaele Nespoli