AMINISTIA & INDULTO. Un colpo a destra, l’altro a sinistra e uno alla botte. Il Paese del tana libera tutti.
Tana libera tutti: e questo è proprio il caso di dirlo. Ci sono due casi aperti sui quali il Paese si è spaccato in due: amnistia e indulto. Due termini che si ripetono in questi giorni, come un mantra, e sui quali ci si interroga ad ogni ora, su ogni canale, in ogni talk. Il risultato è la grande confusione che si è generata. Non si capiscono le posizioni dei singoli partiti, perché in ogni partito e in ogni schieramento ognuno ha la sua personalissima opinione. C’è chi a destra è favorevole e a sinistra no. C’è chi a destra non è favorevole e a sinistra sì. Poi ci sono i centristi e i gruppi misti: attendono, come la Svizzera, restando neutrali. Dall’altro lato ci sono i 65mila detenuti che aspettano di sapere se la politica seguirà i consigli del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha segnato la via (verso il sì), o se ci sarà bisogno di attendere le decisioni dei singoli, magari aprendo una discussione – più seria – e nelle sedi opportune, fuori dai salotti della televisione. E così scorrendo i quotidiani, le agenzie e ascoltano i tg è “chiaro” – magari lo fosse davvero – che il Pdl è a favore, ma accusa Renzi di cerchiobbotismo, il Pd si dice contrario e il sindaco di Bari, Michele Emiliano, esponente dei democrat addirittura dice: «Se la Cancellieri mi dà un pomeriggio, vado da lei e vediamo di metterci d’accordo su come è possibile tirare fuori dal carcere ventimila persone, senza scarcerarle ma assegnandole ciascuno al posto giusto, con il lavoro dei magistrati di sorveglianza». La Lega storicamente si è sempre opposta all’amnistia e all’indulto e in questi giorni il governatore del Veneto, Luca Zaia, non ha perso occasione di ricordarlo. E poi c’è chi liquida tutto con un pensiero, del tutto lecito, che sia un salva Berlusconi. Stop. Si arriverà dunque alla conta in aula, come accade oramai quasi sempre. La vita è fatta di certezze fideistiche e questa è una di quelle che vale sempre nel parlamento italiano. In mezzo c’è il voto al Senato sul cavaliere di Arcore. Viva l’Italia, la terra dei cachi.
Valerio Esca