ARIA DI NEVE. Il nuovo romanzo della Venditto tra decumani e gatti detective
C’è una cosa che non mi è chiara, in Serena Venditto: come fa un’archeologa, una che passa le sue giornate tra reperti e algide statue, a essere così ironica. Non banalmente simpatica, anzi. Ma di quell’ironia che non punge, non urta, solo che ti si azzecca addosso e quasi t’imbarazza, perché ti sta prendendo in giro, e tu neanche te ne accorgi. Così ero in metropolitana e stavo leggendo il suo nuovo romanzo, appena pubblicato da Homo Scrivens: Aria di Neve (pagg.165, euro 14) quando una signora di una certa età mi chiede: “Ma lei come fa a concentrarsi, in mezzo a tutta questa gente?”. Mi concentro, e non baro, non salto da un rigo all’altro, semplicemente perché il libro merita. E l’autrice, ragazza singolare con occhi verdi e capelli color fuoco, mi piacerebbe conoscerla, se non la conoscessi già. Arrivo a un quarto del libro, e penso di stare nel mezzo di una crisi sentimentale, ma io so che è un giallo (ho letto la quarta di copertina) solo che non ho fretta di arrivarci. Ecco uno di quei libri che è bello leggere per il gusto della lettura, per come è scritto, a prescindere dalla storia. Ariel – la protagonista che si chiama come un detersivo, o un personaggio dei fumetti: si può scegliere – è una traduttrice italoamericana abbanonata dal fidanzato, che si ritrova a svolgere un’indagine sulla morte di una bellissima donna, scoperta cadavere in casa sua. Insieme alla giovane, indagano sul caso i suoi nuovi coinquilini: il pianista giapponese Kobe, il rappresentante di articoli per gelaterie sardo-nigeriano Samuel, e l’archeologa Malù. Ma il vero investigatore di questa stramba famiglia è il gatto Mycroft. Sullo sfondo, la Napoli del centro storico e di via Atri, piena di bellezza e di suggestioni. Come questo romanzo, che si legge tutto d’un fiato e mette di buon umore, dall’inizio alla fine.
Ida Palisi