AYLAN. Chiederti perdono non basta più… e non è mai bastato!
Il 23 aprile 2015 il Consiglio dell’Unione Europea ha convocato una riunione straordinaria.
1. La situazione nel Mediterraneo è drammatica. L’Unione europea si adopererà con ogni mezzo a sua disposizione per evitare ulteriori perdite di vite umane in mare e per affrontare le cause profonde dell’emergenza umana a cui stiamo assistendo, in cooperazione con i paesi di origine e di transito. La nostra priorità immediata è evitare altre morti in mare. (Qui il documento completo // http://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2015/04/23-special-euco-statement/)
A parte questa riunione straordinaria, la constatazione che “La situazione nel Mediterraneo è drammatica”, altri (troppi) morti da quella riunione straordinaria a oggi, e qualche buon proposito di intervento, nulla è accaduto. O meglio, è accaduto che il Mediterraneo ha continuato a collezionare disperazione, morte, tragedia.
Prima del bimbo siriano comparso sulla prima pagina del Manifesto, questa torrida estate ci ha mostrato altre morti che non sarebbero mai dovute avvenire! (Ma ancor prima ce ne sono state altre… sono anni che accade questo là!). Immagini che hanno scosso le coscienze (per chi ne ha una) e che hanno lasciato nella loro idiota posizione tutti quelli che “tornassero a casa loro”. A tutti voi (gli ultimi citati) ha risposto questo bimbo: “Fermate la guerra e noi non veniamo” (VIDEOINTERVISTA // http://video.repubblica.it/dossier/immigrati-2015/ungheria-bimbo-siriano-a-microfoni-al-jazeera–fermate-la-guerra-e-noi-non-veniamo/210698/209847).
La foto del piccolo Aylan (questo è il nome del bimbo morto insieme al suo fratellino Galip e alla sua mamma) senza vita sulla spiaggia di Bodrum ha fatto il giro del mondo. E dietro c’è anche la disperazione del papà: “Ho provato a tenerli. Mi sono scivolati dalle mani”. Provate anche solo per un attimo a vivere questa cosa. Voi e i vostri figli in pericolo. E la vostra impotenza. Il mare che ve li porta via. È atroce!
I social hanno dato una grande mano alla sua divulgazione. Leggevo in qualche commento che il Consiglio dell’Unione Europea terrà un’altra riunione straordinaria, addirittura sollecitata da Matteo Renzi. Ma di questa riunione straordinaria non c’è traccia tra i comunicati stampa del sito ufficiale del Consiglio europeo. (http://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/).
C’è però Angela Merkel. E c’è François Hollande. Hanno inviato proposte comuni a Bruxelles in cui viene chiesto un numero obbligatorio di migranti che deve essere accolto da ogni paese membro e l’applicazione di sanzioni a chi si rifiuta. Io andrei oltre: chi non accetta, fuori dall’Europea in quanto Stato indegno! E la notizia di oggi è il NO di Praga e Bratislava.
Ma c’è un altro aspetto che apre la nostra riflessione. Ritorniamo al messaggio di Kinan Masalmeh, il bimbo ai microfoni di Al Jazeera, bloccato come molti altri alla stazione di Budapest, Ungheria. Loro non vogliono accoglienza. Non vogliono carità. Vogliono stare nella loro terra. STOP THE WAR! Ma esistono ancora i caschi blu dell’ONU? E L’Unicef? (scusate le vedo assenti o mi sono distratta io?). Le organizzazioni internazionali e gli uomini che governano i singoli stati dell’Unione Europea perché hanno permesso che Aylan scivolasse dalle mani del suo papà? Guardate i grandi occhi azzurri di Kinan. Sono pieni di orgoglio e di paura. Quella paura che nessun bambino dovrebbe provare.
Accoglierli assolutamente si ma intanto un intervento decisivo su queste terre. Qui non è come ai tempi di Auschwitz. Nessuno potrà dire: “Io non sapevo”. Che poi il “non sapevo” di ora sarebbe falso e folle come il “non sapevo dell’epoca”. Documenti che ho consultato per la preparazione della mia tesi di laurea “Ritratti di Guerra” rivelano che Inglesi e Francesi hanno “snobbato” le decrittazioni in arrivo dal fronte: troppo assurdo tutto questo. Pertanto inesistente!
Ma oggi non esistono messaggi da decifrare. Il messaggio è più che chiaro e doloroso. Bisogna fare in fretta. Basta riunioni. Azioni concrete. Qui trovate una petizione da firmare per l’intervento US. Per favore, perdeteli questi tre minuti, sarebbero una carezza a Aylan, al suo fratellino e a tanti bimbi come lui. Ed è anche l’unico atto concreto che possiamo compiere noi per aiutarli davvero! (Lacrime, rabbia, dolore sono reazioni umane ma non servono davvero a nulla! Loro non sanno proprio cosa farsene!). Mentre ieri è iniziata la chilometrica marcia da Budapest a Vienna.
WE PETITION THE OBAMA ADMINISTRATION TO:
Resettle Syrian Refugees in the U.S
https://petitions.whitehouse.gov/petition/authorize-and-resettle-syrian-refugees-us
Francesca Scognamiglio Petino