BIBBI ESCI DALL’ACQUA. La forza di lottare per amore… di sé! Arriva il libro di Barbara De Rossi

“Noi non siamo esattamente ciò che tutti vedono… siamo ciò che pochi trovano… e che pochi… pochissimi comprendono”. È stato questo il buongiorno di Barbara De Rossi ai suoi amici virtuali di Facebook. Una donna dal sorriso incredibilmente solare. Bella da togliere il fiato. Di una bellezza che va ben oltre il dato estetico e arriva da un’anima che non conosce filtri. Si racconta, ora, in Bibbi esci dall’acqua. Una donna, tante donne, la forza di lottare per amore (Rizzoli). Oggi, 20 maggio, una data scelta casualmente dalla casa editrice per la presentazione romana di questo pomeriggio (ore 18.00) nello spazio eventi della Feltrinelli Libri e Musica (Galleria Alberto Sordi), e che Barbara ha messo in agenda senza neanche pensarci su, è una data importante per lei. Una data legata a una persona fondamentale: la sua mamma.

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Hai sempre dato la sensazione, nonostante i riflettori, di essere una donna molto semplice. Oggi, con Bibbi esci dall’acqua ti racconti in un’autobiografia che diventa un diario in cui c’è anche un incontro con Beatrice, una donna, tante donne. Quanto è stato difficile scrivere?

È stato difficile nella misura in cui si vuole essere veri. La difficoltà è quella di non avere di sé un’immagine perfetta. Generalmente, si tende a raccontare il bello di sé e della propria vita. Come quando ci si innamora, si vuole mostrare la parte migliore di sé. Io ho cercato di raccontare anche gli errori, da cui nessuno è esente. La mia parte semplice è molto grande. È vasta. Volevo essere al pari delle altre donne, con tutti i difetti, gli errori e i rimpianti che ci portiamo dentro. Io sono, prima di tutto, una donna e poi un’attrice e una scrittrice.

Come hai scritto il libro? Appunti sparsi e poi racchiusi in queste pagine? Hai aperto il computer e hai iniziato? Una scrittura peraltro non semplice, gestita tra mille impegni.

Ho scritto tanto. Appunti sparsi su tutte le vicende della mia vita e poi Anna Cherubini mi ha aiutata a mettere insieme i pezzi del mio puzzle e anche a tirare fuori altri racconti, aneddoti di una vita, in cui una parte importante è stata l’adolescenza, momento in cui la carriera di attrice mi è venuta incontro. Avevo 15 anni e non avevo mai pensato o immaginato di diventare un’attrice. Partecipo per gioco a un concorso in una discoteca. Il caso vuole che a scegliere la vincitrice sarebbe stato Alberto Lattuada, grande regista, scopritore di talenti che di attrici importanti ne ha lanciate tante da Catherine Spaak a Dalila Di Lazzaro, Nastassja Kinski, Carla Del Poggio… E così un gioco è diventato poi il mio lavoro reale.

Un libro in cui racconti aneddoti di vita, dicevi. Qual è l’annedoto che ti ha commossa di più?

Mia madre. Mamma è stata la cosa più bella e importante della mia vita. Ho vissuto con lei fino all’età di 25 anni, quando poi è morta. E all’età di 20 ho affrontato al suo fianco il cancro al seno. Oggi no, ma all’epoca era una cosa che non dava scampo. E con lei ho vissuto la paura, il dolore, la sofferenza, la poca speranza. Io le chiedevo sempre “Mamma, ma tu verrai?” e lei rispondeva: “Magari non potrò. Ma tu cercami e trovami nelle cose che ti accadono”. E questa cosa è stata assolutamente vera. Dopo la sua morte ho vissuto un periodo tremendo emotivo ma anche professionale. E mentre tutto era nero, disperato, arriva un segno di mamma. Mi contattano per la pubblicità di una crema che lei usava da quando io ne ho memoria. Un ingaggio per tre anni che ha risollevato le mie finanze. E così, come vedi, l’ho davvero trovata in quello che mi è capitato.

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Ogni essere umano ha dentro di sé tante personalità. Chi è Beatrice, la Bibbi del titolo? Una persona reale? Un’altra te? 

Beatrice potrei essere io allo specchio ed è tutte le donne allo specchio. Sono le donne che hanno sofferto. Le donne che hanno subito. Le donne che hanno vissuto e vivono un inverno muto come il mio.

Con Amore criminale che colleziona, stagione dopo stagione, share da capogiro, racconti storie tremende. Quanto è complicato raccontare? Quanto fa male raccontare?

Amore criminale è una trasmissione che ti entra nel sangue. È una cosa potente. In questa edizione non ho fatto direttamente le interviste, come nelle cinque edizioni precedenti. Ho incontrato i sopravvissuti e ho affrontato il dolore di queste persone, entrando in un terreno delicatissimo di sofferenza che ti porti a casa. Non puoi evitare di farlo. Le loro storie ti arrivano dentro come un pugno nello stomaco e ti avvicini a chi subisce tanta violenza. Quello trattato da Amore criminale è un tema che mi colpisce da sempre. Una trasmissione che ho sempre seguito, dai tempi di Camilla Raznovich. Rai Tre ha la particolarità di essere una tv di servizio importante.

Tu sei un esempio. Uscire da una storia sbagliata si può! Come si riconosce un amore malato? Come ci si salva?

Un amore malato è complesso. Non giudico mai chi ci mette del tempo. Non punto mai il dito come fanno spesso, con tanta semplicità, le persone che hanno una vita sana, tranquilla. I meccanismi di un amore malato non sono riconoscibili subito. Sono messi in piedi, costruiti da manipolatori della mente e dei sentimenti, uomini che sanno rendere fragili donne fortissime. Non sono facili da individuare e colpiscono donne buone, generose, che cadono facilmente nel tranello della “croce rossa”, che hanno il desiderio di proteggere, di prendersi cura di qualcuno. Il primo allarme è la gelosia ossessiva, uno strumento con cui la donna viene completamente isolata dal mondo esterno, parenti, amici, lavoro, in modo da non permetterle un confronto e di essere libero di agire. E all’inizio è complicato rendersene conto perché quando ami è facile scambiare la gelosia ossessiva per grande amore. Anzi, ci si sente gratificate, perché la sensazione è che lui non voglia altro che lei e loro due si bastano in un mondo costruito solo per loro.

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Amore criminale continua e ora arriva anche il teatro impegnativo con La Medea di Jean Anouilh. L’esordio?

Questo è un momento particolarmente impegnativo per me ed è particolarmente impegnativo portare in scena La Medea di Anouilh, dopo che lo abbia fatto solo e unicamente Anna Magnani. Tra due giorni entro in sala prove e esco il 9 luglio, con l’esordio al Teatro Romano di Ostia Antica. Fino a fine agosto è stata preparata una torurnée nei teatri antichi. La più grande inizia poi a gennaio 2016.

Barbara De Rossi è attrice, scrittrice, prima ancora donna e mamma. E da mamma non si smette mai di crescere e conoscere. La tua Martina. Quali momenti di crescita tua hai conosciuto con lei? Che mondo ti ha fatto scoprire?

È una scoperta reciproca. Io ho ritrovato oggi in lei frasi, concetti, valori di cui si è parlato quando era piccola e pensavo di aver perduto. Sai, quando i ragazzi salgono su questo maledetto treno dell’adolescenza, vivono senso di ribellione e la sensazione che arriva è solo quella di battaglia, di non essere riuscita, come mamma, a far nulla. Poi c’è un momento in cui scopri che quello che hai seminato ritorna ed è la gioia più grande. La sua crescita Martina l’ha fatta e l’ha fatta in una maniera sana. I genitori non sono esenti da responsabilità, sensi di colpa, errori. E oggi, Martina, comprende in gran parte i miei errori. E comprende scelte che quando sono state fatte le sembravano insopportabili e ingiuste.

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“Noi non siamo esattamente ciò che tutti vedono… siamo ciò che pochi trovano… e che pochi…pochissimi comprendono”. Ho letto stamattina sulla tua bacheca Facebook. Chi è riuscito davvero a trovarti, se c’è? E a comprenderti, se c’è?

Mio fratello Germano. E Branko, il mio ex marito e papà di Martina con cui oggi ho un rapporto meraviglioso. Le separazioni costano dolore sempre, al di là di chi fa la scelta. È doloroso rompere un legame che pensavi durasse tutta la vita. La vita è fatta anche di rimpianti, addii, qualche arrivederci, pochissime gioie e molte delusione. Almeno la mia.

Francesca Scognamiglio Petino

 

Francesca Scognamiglio Petino
Immagino la comunicazione come una donna affascinante e intrigante. Sguardo sicuro e deciso. Una donna che ama le sfide e ama vincerle!

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