BUNGA BUNGA. Paese che vai, usanze che trovi…
“Paese che vai, usanze che trovi”, verrebbe da dire a leggere la notizia del NY Post e rilanciata in rete da tutte le principali testate. «L’ex console americano Donald Moore trasformò la sede diplomatica di Napoli in una specie di alcova». Una sorta di Bunga Bunga in salsa partenopea, almeno a quanto racconta una ex dipendente, Kerry Howard, che si è appellata al tribunale di Brooklyn accusando Moore di aver fatto del consolato in una sorta di ‘garçonnière’, facendo sesso con dipendenti e prostitute, manipolando i rimborsi spese e -addirittura – servendo in tavola consapevolmente carne andata a male durante una cena con un collega britannico. Una storia tutta da verificare, ma che ricorda molto da vicino alcune pagine vergognose della nostra storia politica recente. «Le accuse sono assai disparate – si legge sul sito del Corriere – e contenute in una azione legale contro il Dipartimento di Stato per cover-up e discriminazione: l’ex dipendente del consolato Kerry Howard sostiene che il console Moore avrebbe dato alle sue visitatrici i codici segreti di accesso notturni al consolato, spiegando ai sottoposti che «le donne sono come caramelle, vanno scartate e buttate via». E guarda un po’, sullo sfondo, in un modo o nell’altro c’è sempre il Vesuvio. Sarà mica l’aria?. La Howard, che vive tuttora a Napoli, nomina il segretario di Stato John Kerry come unico destinatario della causa in cui chiede 300mila dollari di danni: a suo avviso Moore l’avrebbe vessata al punto di spingerla alle dimissioni dopo che lei aveva tentato di denunciare il suo comportamento ai superiori.
Raffaele Nespoli