CASA-MUSEO DI ANNA FRANK. La memoria di una vita non vissuta
“La memoria è il grido di chi ha subito, il coraggio di chi è sopravvissuto. La memoria è la speranza che non accadrà mai più”.
Il 27 gennaio 2016, a settantuno anni di distanza dall’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, si è celebrato il giorno della memoria affinché non si ripetano gli errori del passato. Diventano, soprattutto in questo periodo, mete ambite luoghi come Auschwitz- Birkenau dove oltre 1 milione di persone è giunto da tutto il mondo per vedere con i propri occhi i due più grandi campi di concentramento costruiti dai nazisti. Quella che però vorrei farvi ricordare oggi non è l’atrocità dell’Olocausto ma la vita di chi ha sperato fino all’ultimo di poter sopravvivere, di chi ha creduto fino all’ultimo “ai suoi ideali”, la vita di Anne Frank. Ad Amsterdam al 263-267 di Prinsengracht, tra i tanti palazzi che affacciano sul canale vicino una lunga fila di persone, appare all’improvviso la casa-museo di Anne Frank. L’edificio, esternamente, si confonde con le altre costruzioni di tre, quattro piani al massimo che lo fiancheggiano. Una statua della ragazzina con le mani strette dietro la schiena ed uno sguardo perso verso l’orizzonte vigila come un guardiano quella che fu per lei l’ultima dimora. Chi ha letto il libro rivivrà quei giorni passati tra quelle pareti che appaiono vuote per volere del padre di Anne, Otto Frank. Mancherà il mobilio ma sicuramente vedere le grandi vetrate tipiche delle case olandesi, coperte, come fu per Anne, rendono bene quella sensazione di vuoto, di amarezza nel non poter sentire il sole battere sulla pelle, non poter vedere il cielo. La libreria semiaperta conduce verso il primo piano. La scala, quella che racconta l’adolescente essere piccola e tanto ripida è lì, è ancora così ripida, così cricchiolante. I nazisti portarono via tutto da quel rifugio ma ancora restano i disegni di Anne sulle pareti, i ritagli con le foto degli attori preferiti. Grandi stanze piene di atmosfera, di ricordi proiettati dai video, di parole, quelle del suo diario che affiorano tra foto, disegni, ricette. Chi non ha letto il libro riesce comunque a respirare la tensione ed il dramma vissuto dalla famiglia Frank.
L’atmosfera si sente sulla pelle, nel respiro silenzioso dei visitatori, finanche i bambini tacciono mentre percorrono le sale della casa in fila. Le fotografie e le lettere ci mostrano una ragazzina vivace e curiosa che inizialmente ha una vita normale. Anne va a scuola, gioca. Con l’inizio dell’occupazione tedesca, la sua vita cambia diventa una clandestina, non può uscire, non può giocare fuori, ormai anche la luce del sole è solo un ricordo. Nell’alloggio segreto diventa una scrittrice promettente, trova un nuovo modo di vivere la vita, raccontando i suoi ricordi. Bisogna prepararsi a lunghe file di attesa, ma ne vale sicuramente la pena non tanto per la casa ma per tutte le testimonianze scritte, i video, i racconti di chi è sopravvissuto. Storie che ti immergono in un istante in quel pezzo di passato che a volte sembra solo un film horror e che invece è storia.
Photo credits
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annefrankguide.net
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