CHIARA. Una salvezza solo mediatica
Televisioni, giornali, radio e naturalmente il web; il mondo dell’informazione si è indignato e commosso per la storia della giovane donna, Chiara, rimasta per otto anni prigioniera in un appartamento in via Caldieri. Ci si è chiesti come sia stato possibile tenere nascosta questa presenza per tanto tempo, in che modo un condominio intero non si sia mai accorto di nulla. Poi, con il passare dei giorni, le luci delle telecamere si sono spente; la curiosità dei cronisti anche. Chiara è stata accolta, a seguito di un trattamento sanitario obbligatorio, al San Giovanni Bosco; dove i medici stanno pian piano cercando di riportarla ad una parvenza di normalità. Tutto bene dunque? Difficile crederlo. Ci sono ancora troppe domande da fare, che nessuno però sembra interessato ad ascoltare. Su tutte, una: «Che ne sarà di questa ragazza quando dovrà lasciare l’ospedale?». Il rischio è che possa finire “sballottata” da una struttura all’altra, che alla fine la sua salvezza sia stata solo mediatica. Averla tirata fuori dalla mostruosa routine che ha vissuto per anni è già una vittoria, ma a cosa sarà servito se poi nessuno si preoccuperà veramente del suo benessere psichico? Sconcerta pensare che di storie come questa ce ne siano delle altre, eppure è difficile credere che di “Chiara” ce ne sia una sola. Da questa vicenda, e da molte altre che ancora si devono scoprire, viene fuori solo una verità: è più facile guardare dall’altro lato, che cercare di aiutare chi soffre.
Raffaele Nespoli