CHRISTMAS’ TALES. Ovvero “Storie sovietiche” in mostra a Roma
Tra le mostre che si possono visitare in queste vacanze natalizie, c’è “Storie sovietiche”, che raccoglie le opere di tre artisti che hanno raccontato, in periodi diversi, la storia dell’Unione Sovietica. La pittrice ucraina Rozalija Rabinovič che è stata interprete della propaganda usata durante il regime di Stalin negli anni trenta. Il fotografo russo Sergej Vasiljev, che è stato uno dei più famosi fotogiornalisti dell’era sovietica, premiato cinque volte con il World press photo, ed ha ritratto centinaia di prigionieri in diverse carceri della Russia. E la fotografa russa Rozalija Rabinovič, classe 1989, che ha viaggiato nei luoghi più misteriosi dell’ex URSS, alla ricerca di quelle “Restricted Areas” che dalla seconda guerra mondiale alla caduta dell’Urss sono rimaste segrete, mute persino sulle carte geografiche, nascondendo segreti militari e disastri nucleari.
In un ideale percorso che va dall’acme ideologico dell’epoca stalinista, alla decadenza seguita dopo la caduta del muro di Berlino, le opere di Rabinovič, Vasiljev e Tkachenko segnano una parabola, sebbene molto distanti tra loro per età ed esperienze.
Rozalija Rabinovič realizza una serie di disegni in cui i colori dominanti sono il rosso, il nero, e l’oro (mutuato dalla tradizione figurale sacra ortodossa), e la parola d’ordine è Stroim!” (costruire), con l’intento di celebrare il radioso avvenire della Rivoluzione. Sergei Vasiliev ha documentato con grande potenza comunicativa il dissenso (e la sua repressione) nell’Unione Sovietica. Dopo una lunga frequentazione delle carceri come guardia carceraria, ha realizzato un reportage sulla catalogazione dei tatuaggi e sulla decifrazione, quasi un geroglifico, del loro significato, spesso diretto contro le autorità.