COMPRIAMO AZIONI VOLKSWAGEN. Dalle vetture del popolo alle emissioni di azoto

Sta per giungere il momento migliore per acquistare azioni Volkswagen. Il desiderio di un automobilista medio di comprare una vettura marchiata dalla storica casa tedesca farebbe meglio a tramutarsi in una scommessa borsistica. In due giorni i titoli quotati della fabbrica che identifica il suo marchio con lo slogan “Das Auto” (L’Auto) hanno perso un terzo del loro valore e si stima che il tracollo sia solo all’inizio. Dovendo pagare una multa fino a 18 miliardi di dollari agli Stati Uniti d’America e avendo appostato una riserva di 6,5 miliardi di euro per richiami e risarcimenti delle 11 milioni di macchine vendute negli ultimi anni, è facile presagire che il colosso teutonico del motore si avvii a una crisi finanziaria in cui, se non fosse il simbolo della potenza industriale della Germania, rischierebbe di disintegrarsi.

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Negli stessi giorni in cui la filantropica cancelliera Angela Merkel invitava le fabbriche automobilistiche del suo grande paese ad assumere come operai i profughi siriani, le autorità statunitensi facevano venire a galla lo scandalo dei gas di scarico truccati: un software civetta montato sui modelli dell’Audi e della Wolkswagen falsificava le rilevazioni sulle emissioni di azoto e CO2 (anidride carbonica) consentendo l’immissione sul mercato di numerosi modelli non aventi i requisiti di legge per circolare negli USA. Il giorno successivo sono trapelate notizie che analoghe manomissioni siano state perpetrate anche in Europa, coinvolgendo il mercato italiano e francese, e in Cina, dove – si sa – la prolifica popolazione è sempre in espansione e con essa l’acquisto delle auto. Peraltro, forse non tutti sanno che la traduzione letterale dal tedesco del nome Volkswagen è “vettura del popolo” e ciò si amalgama facilmente con lo spirito dei consumatori cinesi ancora forgiato a una cultura maoista dove tutto è del popolo (Assemblea del Popolo, Quotidiano del Popolo, Piazza del Popolo, Casa del Popolo, quest’ultima come nei paesi italiani a vecchia amministrazione Pci) e dunque anche la vettura deve essere del popolo.

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Tutti, per converso, si sono domandati se nel management dell’azienda non vi fossero italiani e più precisamente, dopo le dichiarazioni dell’onorevole Rosy Bindi (Presidente della commissione parlamentare Antimafia) sulla natura camorristica della gente partenopea, se negli uffici che hanno messo in piedi questa truffa non vi siano stati dirigenti d’origine napoletana. Con il tributo versato a un’altra ondata migratoria avvenuta nel secolo scorso, sarebbe ben possibile che la seconda generazione di emigranti italiani meridionali abbia potuto occupare le stanze dei bottoni nella terra dei Panzer. Del resto, nel paese di New York oltre a esprimere importanti governatori e sindaci, da Fiorello La Guardia e Bill de Blasio, passando per Mario Cuomo, gli italo-americani giunsero con Lee Iacocca a comandare il comparto automobilistico presiedendo nientepopodimenoché prima la Ford e poi la Chrysler. Nessuna meraviglia se un Jennar Exposidth o un Vincent Kotzoliner fossero stati scoperti a capo di questo disegno criminoso. E invece pare che sia tutta una “pastetta” interna alla nazione germanica. Vedremo. C’è il fondato sospetto che la Volkswagen non sia la sola fabbrica ad aver aggirato i divieti di emissione e che ben presto verranno a galla artifizi similari e truffatori consimili. Da un punto di vista economico, si potrebbe parlare del fallimento totale della “mano invisibile” di Adamo Smith, del paradosso del fornaio che ha avvelenato il pane, ovvero del meccanico che ha sporcato il tubo di scappamento.

VOLKSWAGEN E MOBILITY // ENJOY THE SILENCE (GUARDA IL VIDEO)

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Ma in tutto questo bailamme, è ragionevole pensare che possa colare a picco uno dei simboli dell’industria tedesca (per di più a forte partecipazione statale) senza che di riffa o di raffa non avvenga un suo salvataggio? E allora, sfruttando il momento del massimo ribasso delle azioni Volkswagen, un automobilista medio che volesse spendere una trentina di migliaia di euro per una bella Golf super accessorista o una Audi A3, potrebbe per qualche mese rinviare la sua voglia di stringere il nuovo volante, approfittare del calo del prezzo dei titoli Volkswagen in borsa, comprarne una certa quantità secondo l’importo stanziato per la nuova auto, aspettare la ripresa delle quotazioni e il loro ritorno alle stime della settimana scorsa e realizzare un controvalore idoneo a comprare tre di quelle stesse auto desiderate o a finanziare altri investimenti. Poi se questo ragionamento non lo facesse solo l’automobilista medio, ma un magnate dei mercati, allora ce ne sarebbero di belle da vedere…

Dino Falconio
Chi non ha il coraggio di difendere le proprie idee o è un uomo che non vale niente o non valgono niente le sue idee!

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