DALLA RUSSIA CON AMORE. Le storie di 14 lesbiche nella terra violenta di Putin
Potrebbero sembrare dei semplici ritratti di alcune coppie innamorate, ma non lo sono per due motivi. Il primo è che sono omosessuali, l’altro è che abitano in Russia, un paese storicamente avverso alle unioni gay e sotto il regime di Putin sempre più risoluto nella loro repressione, anche se solo ne parli (vedi la recente legge contro la “propaganda omosessuale”). Eppure, come nascondere ogni traccia del vissuto di tanta gente? “From Russia with love”, progetto fotografico di Anastasia Ivanova (pubblicato su Muffmagazine), si rifiuta di celare e mostra il viso e le storie di 14 donne lesbiche, tutte cittadine della terra degli Zar. Parlano delle loro difficoltà, di un futuro incerto, del desiderio di fuggire altrove, e ancora raccontano del loro incontro, del loro amore, che spesso si dimentica, quasi come se l’omosessuale non fosse un individuo, ma una categoria, spersonalizzabile a piacimento. Ad ogni immagine così si accompagna una vita, descritta dalle stesse protagoniste del reportage. Ci sono Olgerta e Lisa contente di stare assieme, perchè prima di incontrasi erano convinte “che una bella storia così romantica non sarebbe mai accaduta a noi”, e che denunciano il licenziamento di moltissimi LGTB e vessazioni di ogni tipo: “Arrestano chi protesta, lo mettono in prigione, lo picchiano o uccidono, gli strappano via i figli”, perchè gli omosessuali sono considerati malati di mente. E continuano “A volte i nostri amici gay in Germania, in America o in Inghilterra parlano della loro vita, e noi ci sentiamo come se fosse un altro mondo”. Ci sono poi Victoria e Dasha che hanno avuto una brutta esperienza: “Ci hanno gettato un sasso mentre camminavamo nel parco mano nella mano. Noi in questo momento vorremo solo provare un po’ di umana felicità”. E ancora ci sono Kate e Nina convinte che “la situazione dei diritti gay in Russia finirà male. Il modo in cui viviamo ci rende fuorilegge. Vorremmo vivere apertamente, solo che qui non sembra possibile”. Una fatica, peggiore certo in alcuni luoghi, ma piuttosto diffusa anche in Italia, proprio di recente investita dal “caso Barilla”, e in tutto questo mondo, dove solo perchè sei gay fai scalpore e devi sempre combattere per affermare ciò che sei.
Giuliana Calomino