DANIELE SANZONE E CAMORRA SOUND. Quando un cantante diventa scrittore impegnato
Daniele Sanzone non è solo un cantante, e chi lo conosce lo sa da tempo. Il fondatore degli A’67, gruppo rock nato a Scampia, è anche un giornalista, un blogger, un autore e il creativo conduttore di “Brain Food” sul canale on line di Fan Page. Che volesse fare anche lo scrittore si era capito da tempo, da quando i suoi racconti sono apparsi in diverse antologie, fino a quel bellissimo spaccato di umanità che è Scampia trip (2010) e all’ultima raccolta, Naples Power (2012). Che questa fosse però alla fine l’altra vera vocazione del trentaseienne gentile e tutto pepe, la verifichiamo ora con il suo Camorra Sound (edizioni Magenes, pagg. 189, euro 12, presentazione ufficiale martedì 17 giugno alla Feltrinelli Express di Napoli, h 18). Sottotitolo: ‘O sistema nella canzone popolare napoletana tra giustificazioni, esaltazioni e condanna. La domanda, qui, è una sola,e la esplicita subito lo storico Marcello Ravveduto nella prefazione: “Perché i cantautori napoletani non hanno esplicitamente preso posizione contro la camorra?”. L’accusa è soprattutto verso il mondo della “musica impegnata”. Sanzone risponde con interviste a musicisti, cantanti e protagonisti della cultura di ieri e di oggi: ci sono personaggi come Bennato, De Sio, Raiz, ma anche scrittori come Erri De Luca. L’autore costruisce così il racconto come una specie di viaggio nella storia della musica e della criminalità organizzata campana degli ultimi quarant’anni, rimettendoci in contatto con la vera natura della sceneggiata e di buona parte della musica neomelodica, che hanno spesso cantato – in chiave positiva – la camorra. Ne viene fuori la denuncia di una ignoranza, che è anche un’omertà, collettiva.
Ida Palisi