DEMOCRAZIA. Quando gli italiani erano chiamati alle urne
C’era una volta la democrazia, c’erano una volta le elezioni. Roba che solo nelle fiabe, perché ora chiamare i cittadini al voto pare sia passato di moda. A quanto pare i politici hanno deciso che «gli italiani», entità astratta della quale non sanno nulla, ma che usano in qualsiasi discorso, sono pronti al nuovo governo Renzi. E lui, che sembra uscito direttamente da una canzone degli Elio e le storie tese (Supergiovane, ndr) si sia già detto pronto ad abbracciare la croce. Un discorso serio il suo: «Inizi a diventare grande solo quando smetti di fare solo le cose che ti piacciono. E’ arrivato il momento di dire che tipo di proposta vogliamo fare al Paese. E’ arrivato il momento di uscire dalla palude». Tradotto, pronti all’avvicendamento a Palazzo Chigi fra il segretario e il premier Enrico Letta. E c’è stata anche una votazione: con 136 sì, 16 no e 2 astenuti, l’assemblea tenutasi in occasione della Direzione nazionale del Pd ha approvato una risoluzione che parla a chiare lettere di un nuovo governo affidato agli organi dirigenti usciti dal congresso, ovvero a Renzi. Ora, non si tratta di Pd, Forza Italia, Ncd, M5S o chi sa cosa. La questione non è Renzi o non Renzi, ma chi decide cosa. Siamo ancora una Repubblica democratica? Ormai pare che la Costituzione sia quasi una leggenda: si racconta che un tempo esistesse una carta sacra, nella quale era inciso a lettere d’oro un principio: «La sovranità appartiene al popolo…». Pare che addirittura spettasse al popolo decidere da chi farsi governare. Così raccontano, ma ormai è difficile crederci.
Raffaele Nespoli