È MORTO NELSON MANDELA. Il mondo è orfano!
L’Africa del Sud è orfana, il mondo è orfano. È morto all’età di 95 anni Nelson Mandela, leader della lotta all’apartheid. L’uomo che più di ogni altro ha incarnato l’idea di contrasto alla discriminazione razziale, che ha combattuto mettendo in gioco il suo destino, la sua vita per liberare dalla condizione di ghettizzazione e schiavitù i neri sudafricani. Un simbolo universale, un militare, un presidente.
Il premio Nobel per la Pace che gli è stato assegnato nel 1993 è stato il coronamento per una vita di lotta che lo ha costretto a trascorrere ben 27 anni in carcere. L’annuncio della sua morte è stato dato dal presidente sudafricano Zuma in un discorso alla nazione. Durante il quale ha ricordato che Nelson Mandela è stato il primo presidente nero del paese.
Ha combattuto fino alla fine con la malattia, l’anziano leader della lotta alle discriminazioni. Dopo essere stato ricoverato dall’8 giugno per il ripresentarsi di una infezione polmonare, Mandela era stato per tre mesi in clinica, e a settembre scorso era stato dimesso. Da quel giorno risiedeva nella sua casa vicino a Johannesburg, dove circondato dai familiari poteva contare su cure mediche e assistenza. Nel dicembre 2012 era rimasto in clinica per 18 giorni a causa di una infezione polmonare e per sottoporsi a un’operazione per rimuovere dei calcoli biliari; a inizio marzo fu ricoverato un giorno a Pretoria per controlli medici programmati; poi il 28 marzo fu nuovamente ammesso in ospedale per problemi ai polmoni, e fu dimesso 10 giorni dopo. Mandela soffriva in particolar modo di difficoltà respiratorie perché contrasse la tubercolosi durante la lunga prigionia a Robben Island. Soffriva inoltre di fastidi alla vista, causati dagli anni di lavori forzati in una cava di calcare.
Ha combattuto fino alla fine nel suo letto di dolore, ma ieri è spirato all’età di 95 anni. Il mondo, non solo il Sudafrica, è a lutto e ricorda alcuni die suoi famosi versi: “Un vincitore è solo un sognatore che non si è mai arreso”.
Pier Paolo Petino