ERASMUS. Un’esperienza all’estero… per chi se la può permettere
In molti di noi la parola Erasmus evoca ancora oggi ricordi spesso ai confini della realtà. Il progetto universitario più amato dagli studenti era infatti l’occasione perfetta per iniziare a fare delle esperienze all’estero, conoscere un po’ il mondo. E spesso combinarne di cotte e di crude. Mesi che hanno lasciato indelebili ricordi e che ci hanno formati “aprendoci la mente”, come amavano ripetere i professori. E oggi? Oggi le cose sembrano essere cambiate, e indovinate, sono cambiate in peggio. L’unica cosa che l’Erasmus sembra aprire, infatti, è il portafogli degli studenti, visto che le borse di studio si sono trasformate in qualcosa di molto simile all’elemosina. Un esempio. Cinque anni fa agli studenti meritevoli veniva riconosciuto un contributo che poteva arrivare anche a 1.000 euro al mese per sostenere le spese di soggiorno in un paese straniero, oggi siamo a 230 euro. Non male, soprattutto se invece che in una casa si sceglie di dormire in stazione e si decide, ad esempio, di non mangiare né bere. Vabbè, direte voi, uno studente meritevole può sempre trovarsi un lavoretto e mantenersi. Hem, non proprio. In Spagna, ad esempio, per lavorare serve un documento che si chiama Nie, che sarebbe qualcosa tipo “Numero identificativo per gli stranieri”. Il problema è che questo numero non può essere richiesto da uno studente che è nel paese in forza del progetto Erasmus. E così si torna al problema di fondo: 250 euro sono un po’ pochini per vivere a Madrid, o a Barcellona, o in qualsiasi altra citta europea. Sono circa 8 euro al giorno. E dunque, chi ha stabilito questa soglia a cosa pensava? Forse lui (o lei) sa come fare a campare con 8 euro al giorno. Ma sì, è una lezione di vita, del tipo: “Preparatevi a quello che vi aspetta dopo la laurea”. Del resto anche l’addestramento militare è duro, lo fanno per permetterti di sopravvivere a quello che verrà dopo. E noi che avevamo pensato al male… Il problema è che ci sono persone benestanti che potranno integrare i 230 euro con i soldi dei genitori. Come faranno ad imparare la lezione di vita? Come si prepareranno ad un eventuale declino del proprio status sociale? Bah, che società ingiusta!
Raffaele Nespoli