GOMORRA. Padre Patriciello unico simbolo di speranza
Dopo anni di denunce e di battaglie, dopo le ultime scioccanti parole di Carmine Schiavone sulle tonnellate di rifiuti tossici sepolte nelle terre dei comuni compresi tra Caserta e Pozzuoli, finalmente lo Stato ha deciso di reagire con forza e iniziare a mettere in atto concrete azioni per liberare la Campania dai veleni della camorra. Questo è ciò che ci piacerebbe poter scrivere, ma la realtà è molto diversa. Solo di recente è stata avviata un’indagine conoscitiva dell’indagine conoscitiva approvata dalla Commissione per documentare la correlazione tra inquinamento ambientale e incidenza di tumori, malformazioni fetoneonatali ed epigenetica. Iniziativa lodevole, certo, ma dopo 20anni forse i cittadini campani si aspetterebbero qualcosa in più dell’ennesima indagine conoscitiva. Mentre le istituzioni si perdono tra dibattiti, lavori di commissioni, audizioni e dichiarazioni altisonanti, la gente continua ad ammalarsi e a morire. In questo continuo susseguirsi di “faremo”, “diremo”, “proveremo”, l’unico vero simbolo del fare sembra essere padre Maurizio Patriciello. Il prete anticamorra continua a denunciare con forza, a chiedere che si intervenga. Sua anche la provocatoria idea di realizzare una colletta per scavare alle spalle del campo sportivo dove, secondo le rivelazioni di Schiavone, sarebbero state interrate diverse tonnellate di rifiuti. Un tempo deriso, poi anche zittito a brutto muso per aver osato dare della “signora” ad un prefetto, Maurizio Patriciello sembra essere l’unica speranza di futuro per le comunità che vivono, e troppo spesso muoiono, nei comuni dei veleni campani. E tra i continui tentennamenti dello Stato, Gomorra continua ad esistere indisturbata. Per usare le parole di un altro uomo di chiesa molto caro a Napoli: «Che ‘a maronn’ c’accumpagn’».
Raffaele Nespoli