GRAND HOTEL PARKER’S. Uno sbuffo di nobiltà inglese nel cuore di Chiaia
In un’ansa del Corso Vittorio Emanuele, la più lunga strada della nobilissima città di Napoli, c’è una porta girevole che conduce in un mondo sospeso nel tempo.
Dal 1870, o giù di lì, il Grand Hotel Parker’s (prima Tramontano), accoglie i suoi ospiti in un ambiente elegante, piuttosto british, dove lo scorrere del tempo ha l’effetto che gli anni hanno sul vino buono: migliora e affina la qualità.
Questo albergo è un modello che per sempre ha segnato la storia di Napoli, tra i più antichi della città e quello che ha nelle sue pieghe le tracce di Virginia Woolf. Ma anche del pensoso Lenin che più volte misura il suo progetto rivoluzionario al cospetto di un sublime infinito, scorcio che si può ammirare dalla meravigliosa terrazza che sovrasta la struttura bianca ed elegantissima.
Quali le sue origini se non quelle di un’eleganza inglese, legata a George Bidder Parker, quel signore londinese che ci guarda sornione a centocinquanta anni dalla sua nascita, con pipa e la rivista satirica inglese Punch tra le mani, nel suo ritratto più noto.
Grande biologo marino, si innamorò di Napoli e del suo buen retiro al punto che quando una mattina il proprietario dell’Hotel Tramontano, il signor Brazil, indebitatosi fino al collo, bussò alla porta della sua suite per comunicargli che l’ufficiale giudiziario stava requisendo l’albergo, seccato per essere stato svegliato anzitempo, pare gli abbia detto: “Lo metta sul mio conto”.
E dunque dal quel giorno, correva l’anno 1899, l’hotel prese il suo nome e fu prontamente riportato nelle guide Badeker’s. Nome che ancor oggi testimonia la volontà di tenersi strette le origini, di non tradire la storia, consapevoli che conoscendo da cosa ha origine il successo, si può continuare a declinarlo, riproporlo, offrirne gli aspetti migliori, anche 115 anni dopo.
Ospiti illustri hanno trovato accoglienza nelle stanze, da R. L. Stevenson, ghiotto del soufflé di mandorle, autore di un capolavoro come lo strano caso del dottor Jekyll e di Mr. Hyde, ma anche il grande architetto e urbanista Lemont Young, che s’intratteneva con gli artisti Caprile e Postiglione.
Ospiti illustri di un tempo. Ma è qui che ritornano anche gli ospiti importanti di oggi.
In occasione dell’evento lancio di Gloss nella sua versione graphic novel, il Grand Hotle Parker’s ospita le giovani e talentuose illustratrici Rosa e Carlotta Crepax, nipoti del celebre Guido inventore di quella Valentina che gli fece guadagnare a pieno titolo la definizione di punto di riferimento e maestro del fumetto erotico dalla seconda metà del XX secolo.
Grazie a Parker, assistente del zoologo tedesco Anton Dohrn, autore di numerosi saggi scientifici oltre a essere amante dell’arte classica, di archeologia greca e romana, la “Royal Society” di Londra sostenne economicamente la Stazione Zoologica di Napoli sull’orlo del fallimento.
Ma Chiaia, quel lembo di Napoli tra il lungomare e i piedi della collina del Vomero, negli anni di fine 1800, si andava sempre più definendo, trasformandosi nel luogo preferito dalle comunità straniere presenti in città, dagli artisti e dagli intellettuali.
Mentre Parker si occupava delle sue spugne marine tra Napoli e Plymouth, il suo albergo divenne uno dei luoghi d’eccellenza dell’ospitalità napoletana, amato dal drammaturgo George Bernard Shaw, frequentato dal compositore Ruggero Leoncavallo e da illustri personaggi e viaggiatori che ne amavano la posizione, la vista e la raffinata ristorazione.
Seguirono gli anni e Parker cedette l’hotel al suo direttore. Dopo la seconda guerra fu messo in vendita e acquistato dell’avvocato Avallone che lo riportò ai vertici dell’ospitalità italiana.
Ferma fu la volontà di confermare quel nome, quella testimonianza di amore per la città, al punto da chiamare il ristorante George e il bar Bidder.
Luoghi da frequentare, dove la qualità della tradizione si fonde con il gusto e l’armonia di una storia che si percepisce nell’aria e restituisce la sua intatta energia, capace di dare armonia guardando lontano…lì dove il mare luccica.
Pier Paolo Petino