IL NAPOLI SUBISCE UNA LEZIONE DALLA JUVENTUS. Bianconeri campioni non regalano nulla e battono gli azzurri

TORINO – Entrando in campo allo Juventus Stadium, con migliaia di tifosi bianconeri sugli spalti e la festa scudetto preparata nei minimi particolari, i cori contro i partenopei, a favore del Vesuvio, un clima ostile e irridente allo stesso tempo, un napoletano dovrebbe avere un moto di orgoglio. Il suo stato d’animo,  nel tempio sabaudo del calcio, nel luogo in cui questo sport così popolare pare marcare una differenza settaria tra nord e Sud, su quel prato dove da sempre si consumano ingiustizie, si raccolgono sconfitte e si piangono lacrime amare, dovrebbe produrre una reazione furente.

Centinaia di anni di soprusi, angherie, umiliazioni, nella storia comune e nel calcio, dovrebbero sommarsi e trasformare il sangue in benzina nei muscoli dei calciatori. Juventus-Napoli, per un uomo nato all’ombra del Vesuvio, non dovrebbe essere una partita come le altre. Mai! Le energie di un calciatore partenopeo si dovrebbero moltiplicare, la sua determinazione aumentare a dismisura, la sua voglia di vincere, la cattiveria agonistica dovrebbero diventare furia.

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Tutti questi ingredienti avrebbero potuto aiutare il Napoli (ma non soltanto in questa penultima di campionato) a conquistare l’ambito sogno Champions (magari con qualche napoletano in più nella squadra). E invece, anche stavolta, nonostante l’impegno e l’applicazione del compito affidato da Benitez, la squadra non è sembrata avere un’anima impetuosa o gagliarda, ha regalato un tempo agli avversai ed ha perso. Senza alcun appello. il 3-1 finale la dice lunga sulle qualità della Juventus e sulla incapacità del Napoli di superare l’ostacolo più difficile, di colpire nel momento giusto.

Ora la speranza di partecipare alla massima competizione europea il prossimo anno è legata a una remota ipotesi che Lazio e Roma non si accordino per un salomonico pareggio nel derby o, ancor peggio, che la Roma batta i biancazzurri. Per poi puntare ad avere la meglio degli avversari nello scontro diretto. Uno stillicidio, una debacle totale di una stagione nata male e finita peggio. Che costringerà De Laurentiis a rifondare la squadra, a cambiare tecnico e giocatori. E a raccontare di un nuovo progetto quinquennale, consapevole del fatto che le chiacchiere oramai non abbindoleranno più nessuno.

Pier Paolo Petino

Pier Paolo Petino
Mi emoziona l'impresa sportiva, l'uomo che supera i propri limiti e vince. Lo sport come metafora della vita, raccontarlo è la mia passione.

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