IL PESO DEL VUOTO. Il romanzo di Umberto Cortese racconta come in un diario la vita del giovane Andrea
Quel gigante nel momento in cui mi raccolse sapeva chiaramente di avere tra le sue braccia una complicazione, sapeva benissimo che sarei stato concime per la sua terra (Il peso del vuoto pag.18).
“Il peso del vuoto” (Marotta&Cafiero editori) è un libro intimista, un diario in cui il protagonista, Andrea, si racconta, racconta la sua vita. Umberto Cortese, l’autore, è un imprenditore napoletano, innamorato della scrittura al suo primo lavoro letterario.
La storia di Andrea, ritrovato nudo in un bosco da un omaccione di nome Olmo, amante delle betulle, si dipana inizialmente come la trama di un giallo. Chi è quel ragazzo e cosa ci fa in quel bosco? E soprattutto perché è nudo? A poco a poco, però, il lettore si rende conto che invece non c’è alcun assassino da scoprire né tantomeno segreti da svelare. C’è la storia di una vita da ascoltare esattamente come fa Olmo con il ragazzo. La perdita dei genitori in un incidente, gli amici d’infanzia, il primo amore e poi l’omosessualità dello zio, l’adozione, e il collegio sono le tappe di un percorso di vita tutt’altro che facile. Il racconto procede spedito sino all’epilogo finale dove la verità del suicidio viene fuori d’improvviso spiazzando completamente chi legge. “Il peso del vuoto” non è facile da affrontare. La mancanza degli affetti porta sempre con séconseguenze negative e il personaggio di Andrea ne è un chiaro esempio.
Lui saliva la montagna convinto che fosse la metafora della vita. Ogni sporgenza, anche la più piccola, era per lui un punto di appoggio irrinunciabile per arrivare alla vetta. Cercava quei punti… Pensava che molte persone non siano in grado di vedere quegli scalini, quei passaggi , e per questo si perdono, si sentono smarriti e provano il peso del vuoto sotto di loro. Pensava che così fosse la vita: se non hai dei punti positivi a cui aggrapparti con tutte le forze, se non li hai, se le tue mani non li trovano, ti può capitare di cadere (Il peso del vuoto pag.128).
Enrica Buongiorno