IMMOBILI OMBRE. Un romanzo di Rosaria Rizzo sul passato che ritorna per svelare qualcosa
Un passato che ritorna, vecchi ricordi e un grande mistero. Si ispira ad una storia vera il primo romanzo di Rosaria Rizzo “Immobili ombre”, (ed. Homo Scrivens). Maria, una 53enne mamma single, riceve un’improvvisa telefonata che le cambierà la vita riportandola nella propria terra di origine dove è stata scoperta una misteriosa tomba sotto le radici di un ulivo secolare, nella masseria di famiglia. Unico indizio, una data e un nome: 1941, Nina.
Come nasce questo romanzo?
Immobili ombre è ispirato a una storia vera, quella di Nina, della quale sono venuta a conoscenza, molti anni fa. La sua storia puzzava di marcio, di odio, d’ignoranza e di violenza e l’ho voluta tenere un po’ distante perché temevo mi potesse sporcare. Poi un giorno ho messo la mia vita e quella di Nina allo specchio e mi sono accorta di quanto, in realtà, ci somigliavamo e quanto lei somigliasse a tante donne che conoscevo. Da qui la voglia di raccontare di lei per raccontare di tutte. La sua solitudine silenziosa mi è sembrata un esempio, un atto rivoluzionario, e così ho deciso di fare ricerche più approfondite per scoprire il segreto che si celava dietro la sua vicenda. La sua storia ha un valore sociale, questo libro è anche il tentativo per sollecitare una riflessione sui gruppi e le comunità chiuse. Oggi Nina, finalmente, è uscita dall’oblio durato settantaquattro anni, nel quale era stata ricacciata. Io sono solo lo strumento che le ha dato voce.
Ci parla un po’ dei personaggi?
Il libro si apre sulla figura di Maria, una donna di mezza età, madre single, che vive sospesa nelle emozioni e che fa fatica a mettere insieme i pezzi della propria vita, costretta, da una telefonata, a ritornare nei luoghi della sua infanzia e a fare i conti con i propri ricordi. Intorno a lei c’è una trama fatta di destini e personaggi pittoreschi che, attraverso intermezzi narrativi, ricompongono un caleidoscopio di frammenti di vita passata: Girolamo l’idiota, Donna Isabella Massafra e suo marito, il Podestà, Alfredo il Ficcaturo, Filomena Capirossa, don Vito Grassi, la Mamara e la famiglia Mogavero. Alcuni dei quali realmente esistiti. Dalle indagini che ho fatto sulla vicenda di Nina, ho scoperto un mondo ricco di spunti narrativi che ho ritenuto di portare a conoscenza, perché meravigliosi e incredibili. C’è Saro che viene arrestato per aver inferto un’accettata a suo cugino, Zi Nino, che realmente ha subito le stimolazioni elettriche, una pratica molto diffusa all’epoca nei luoghi di detenzione, c’è Girolamo Calzanella, al quale fu rilasciato dal comune il certificato con su scritto idiota. Ovviamente le storie sono romanzate.
Il passato, la propria memoria, quanto sono importanti?
Il passato è importante nella misura in cui è importante vivere appieno il presente. È necessario avere una propria narrazione per cogliere se stessi nella totalità, perché, come scrivo, non siamo fatti di un’unica traccia, ma di reminiscenze, che forgiano il nostro essere individui. La memoria aiuta a costruire l’identità personale e collettiva, e libera dalla trappola dell’oblio. Faccio dire a un mio personaggio che va conservato il senso del passato e non il semplice racconto. È nostro dovere consegnare ai nostri figli storie ordinata e ammansite, al fine di permettere loro di forgiare un’identità. Oggi la narrazione non è più avanguardia, ogni cosa perde di fisicità, e questo produce smarrimento. Interrogare le ombre, è un’opportunità che ci restituisce il senso vero del nostro essere sociale. Lo sguardo al passato non deve essere triste, ma proteso al cambiamento.
Immobili ombre è anche il frutto di una collaborazione di un collettivo di scrittrici. Ci spiega meglio?
Lo spirito di collaborazione è la filosofia della Compagnia di Scrittura Homo Scrivens, da tre anni anche casa editrice, della quale faccio parte. Una bella e coraggiosa realtà napoletana che mi ha insegnato a stare insieme nell’atto solitario della scrittura. Quando si pensa a uno scrittore lo s’immagina solo, in combutta con la pagina bianca. Ebbene stare insieme a combattere con il proprio il foglio bianco aiuta a riempire di parole il vuoto. Noi siamo quattro autrici, tutte della Compagnia di Scrittura, che un giorno hanno deciso di confrontarsi sul proprio testo narrativo, mettendo a disposizione, l’una dell’altra, le proprie individualità, il proprio stile, le proprie sensibilità. In una società individualistica, dove il successo è inteso come quello personale, può sembrare impopolare una scelta condivisa. Ebbene noi abbiamo imparato, grazie a Homo Scrivens e ad Aldo Putignano, che insieme si è più forti. Vorrei svelare un piccolo segreto: nelle pagine dei nostri libri, nascosto nel testo, abbiamo ritenuto di fare omaggio l’una al libro dell’altra citandone il titolo. Il lettore più attento e curioso può divertirsi a scovarlo. Sento da questa esperienza che in me qualcosa è cambiato, chiunque abbia la tentazione di scrivere deve sapere che non è solo ad affrontare i momenti difficili che inevitabilmente si presentano. Ma più di ogni altra cosa, chi scrive deve leggere tanto, e lo deve fare con consapevolezza, perché si è già scritto tutto a noi non resta che imparare a ri-raccontare, in modo nuovo e con umiltà. Ecco, auguro a tutti quelli che si cimentano nella scrittura di trovare sul proprio cammino una realtà bella e stimolante come Homo Scrivens e i suoi autori.
Enrica Buongiorno