JE SUIS FEMEN. Quando il cinema e la vita vera non hanno confini
Nei giorni scorsi mi è sembrato di vivere in un film. A Napoli si proiettava in anteprima nazionale il documentario JE SUIS FEMEN di Alain Margot, ospite della rassegna ‘Astradoc – Viaggio nel cinema del reale’ organizzata da Arci Movie e Parallelo 41, sulla storia di Oksana Shachko, attivista e artista che ha usato il suo talento per promuovere il movimento FEMEN. Tra il bisogno impetuoso di creare e la volontà ferrea di cambiare il mondo, la Shachko ha cofondato il famoso gruppo di donne attiviste che l’ha portata dalla nativa Ucraina in tutta Europa.
Il regista Alain Margot ha trascorso tre anni col celebre gruppo di attiviste ucraine, le Femen, raccontando in particolare la leader Oxana Shanko: dall’ingresso in convento, nell’adolescenza, alla ribellione e al desiderio di cambiare il mondo, fino alle proteste con i seni nudi per attirare l’attenzione della stampa mondiale sulla condizione delle donne ucraine.
Con il regista doveva arrivare, via treno da Parigi, la giovane e bella rivoluzionaria Oxana, che però non è mai arrivata. Via mail aveva fatto sapere alla stampa locale che le sarebbe piaciuto organizzare una protesta con le donne del Sud, vittime del patriarcato anch’esse, nonostante le società evolute in cui si fregiano di vivere.
Quanta verità nelle parole di Oxana. Avrei voluto chiederle molte cose ma non è potuto succedere, fermata dalla polizia alla dogana franco-italiana mentre viaggiava, di notte, portata in prefettura e impossibilitata a comunicare con il regista e gli organizzatori nelle ore successive che la separavano dall’evento.
Oxana ha solo 27 anni, non è libera di viaggiare in Europa né di tornare nel suo Paese, costretta lontana dalla famiglia e dagli affetti più cari, lontana dalle sue battaglie, colpevole di aver trovato un modo per farsi ascoltare dalla stampa distratta. Oggi che scrivo ho saputo che è riuscita a rientrare a Parigi, dove è rifugiata dal settembre 2013 in attesa di asilo politico, cacciata dalla sua Ucraina dove spera di fare presto ritorno. Vive di poco, con poco, Oxana, facendo l’artista. Nel film di Margot se ne racconta la storia.
Mai come in questa occasione il Cinema del Reale, come viene definito il documentario d’autore, mi è sembrato esserlo così tanto. Tra i frame del film di Margot e quello che stava accadendo alla giovane protagonista del suo film, nessun confine, un continuum di vita e racconto per immagini. Le Femen sono accusate di tante cose, di essere di estrema destra, di essere finanziate dalle multinazionali americane, attaccate dalle stesse femministe di usare indebitamente il corpo per le proprie proteste. Lo sguardo di Alain Margot su Oxana e le altre è trasparente e incisivo e racconta tutt’altro.
Martina Caldo