JEFF WALL. Una grande retrospettiva ad Amsterdam che riassume la carriera del fotografo dal 1996 al 2013
Stampe gradi, anzi enormi, come dipinti. Jeff Wall, fotografo canadese, è stato uno dei primi ad usare il formato gigante per i suoi scatti, protagonisti ora di una retrospettiva allo Stedelijk museum di Amsterdam. Ma non è solo la dimensione delle opere (che calcano il naturalismo già insito delle immagini) a fare di Jeff Wall uno dei artisti più interessanti del panorama internazionale.
Le fotografie di Wall hanno l’immobilità di sculture classiche, congelano frammenti di attimi sublimi e a volte inquieti, attentamente costruiti con complessi set. Come molti altri artisti (Gregory Crewdson, David LaChapelle e così via) un metodico rigore è utilizzato per organizzare composizioni, solo in apparenza banali, dove ogni attore conosce la sua parte ed è collocato nella giusta posizione, dove il tempo si ferma ma contemporaneamente continua a scorrere. Tutto calcolato per ottenere equilibrio, realismo, sospensione, svelati solo dall’essenza stessa della fotografia.
Di questo conturbante corpus, sono mostra 40 scatti degli ultimi diciotto anni del suo lavoro. Tutti ruotano attorno al 1996, anno della svolta per Wall, in cui espone i lavori in bianco nero, dopo essersi fatto conoscere con i suoi famosi lightbox, suggerendo nuovi temi documentari ed estetici.
Nei suoi tableaux fotografici Wall esplora scene di strada e interni, paesaggi e città, le relazioni tra uomini e donne e il confine tra la metropoli e la natura. Offre un commento sociale sulla violenza e la cattiva comunicazione culturale, ed evoca seducenti fantasie da incubo e ricordi personali. Lavori, esposti fino al 3 agosto ad Amsterdam, dove l’artista torna a trent’anni di distanza dalla sua prima personale, che rappresentano al meglio la raffinata poetica dell’artista.
Si va dal celeberrimo Volunteer, scatto in bianco e nero del 1996 che ritrae un malinconico uomo delle pulizie intento a spazzare il pavimento; per arrivare a Boxing del 2011, incontro di pugilato tra due giovanissimi atleti, che si affrontano nella straniante cornice di elegante salotto. «Spero che la mostra riesca a far riconoscere Wall – dice il curatore Hripsimé Visser– come autore che ha definito lo stile della fotografia come mezzo d’arte. Quelle foto che a prima vista possono sembrare semplici e comprensibili, sono anche profondamente complesse ed enigmatiche».
Info: www.stedelijk.nl
Giuliana Calomino