LA RABBIA DI UN POPOLO. Cosa resterà ai brasiliani dopo il mondiale?
Cocaina, Viagra e candeggina; è questo uno dei cocktail mortali più usati dalle gang brasiliane per “punire”, con la morte, chi viola il codice della malavita. Anche se a guardar bene non si capisce in quale accezione dovrebbe essere presa la parola “onore”. Ad ogni modo, mentre milioni di occhi sono puntati sul Mondiale di calcio, ragazzini armati continuano ad ammazzarsi in strada, e per chi invece finisce in prigione c’è sempre il rischio di essere condannato dalle gang. Uno dei casi più eclatanti risale a qualche tempo fa, e racconta bene una realtà difficile da comprendere, spesso inimmaginabile. Due brasiliani in carcere con l’accusa di aver ucciso un bambino boliviano di 5 anni, reo di aver pianto durante una rapina, furono uccisi con il cocktail letale a base di cocaina, Viagra e candeggina. I due sarebbero stati eliminati in carcere da altri detenuti appartenenti ad una delle gang più sanguinarie del Brasile, che controlla le carceri. E sono decine i detenuti che negli ultimi mesi sono morti in cella. Basti considerare che nel 2013 stati commessi almeno 59 omicidi a Pedrinhas, alle porte di Sao Luis, capitale dello Stato di Maranhao. Non meraviglia che per provare a ad evitare altre violenze, il governo abbia deciso di trasferire in altre prigioni federali i boss delle principali fazioni. Storie che aiutano a capire i malumori che hanno costellato la strada verso il Mondiale che, è bene ricordarlo, è costato miliardi di euro. Soldi che in molti avrebbero preferito si usassero per altre emergenze sociali, che di certo in Brasile non mancano. Non resterà che fare i conti alla fine del torneo, per quali vantaggi saranno rimasti alla popolazione dopo che il vincitore avrà sollevato la coppa.
Raffaele Nespoli