LAUREA. Troppo qualificati per lavorare
Sino a qualche tempo fa si usava dire “inutile pezzo di carta”; chiaro il riferimento alla laurea e al fatto che non basta più studiare per assicurarsi un lavoro. Oggi però le cose sono cambiate. Un po’ per effetto della crisi, un po’ perché siamo un popolo che ama essere sopra le righe, non solo il pezzo di carta non è più utile, ma addirittura in alcuni casi è controproducente. Causa disoccupazione ai massimi storici, sono molti i giovai (ma anche i non più tanto giovani) che accettano di candidarsi per posizioni che richiedono un basso titolo di studio e competenze minime. Occupazioni temporanee che a volte no sono neanche full time, l’imperativo è solo uno: lavorare. Facile a dirsi, ma a farsi è tutt’altra storia. Così, dopo l’università e magari dopo un master o una specializzazione, molti giovani si trovano alla fase uno: approccio al mondo del lavoro. Solitamente si parte sempre con entusiasmo: cento curriculum inviati come “account manager consultant”. Risposte zero. Meglio rivedere i programmi: cento curriculum inviati come junior account manager. Risposte zero. Melio abbassare ancora un po’ il tiro: cento curriculum per account. Risposte.. zero. Ok, junior account. Zero. Alla fine la disperazione e la decisione di puntare, nonostante una laurea in legge e un master in diritto d’impresa, di candidarsi per una posizione “un po’ ” meno qualificata. Umiltà. Cento curriculum per addetto alle pulizie dell’area destinata ad accogliere gli account manager. Finalmente una risposta: «Lei è troppo qualificato, siamo spiacenti ma non possiamo tenerla in considerazione per questo lavoro».
Raffaele Nespoli