LAVORO MINORILE. 260mila i minori sfruttati in Italia
Ristorazione, vendita, edilizia, agricoltura e allevamento, meccanica alcuni dei principali settori di impiego di giovanissimi prestati al lavoro minorile. I dati sono stati presentati a Roma, alla presenza del ministro della Giustizia Andrea Orlando e si rifanno ad una nuova indagine su lavoro minorile e le condotte devianti, realizzata da Save the Children e in collaborazione con il Dipartimento per la Giustizia Minorile. Una larga parte dei minori che al momento sta scontando una condanna penale, ha alle spalle mesi o anni di lavoro svolto sotto i 16 anni. Una quota significativa di essi ha lavorato addirittura a 11-12 anni e in condizioni di grave sfruttamento e pericolo, per tante ore di seguito e di notte, fuori della cerchia familiare. Esperienze di lavoro minorile fra le più dure, sommerse e molto spesso collegate all’abbandono della scuola, quelle dell’universo degli adolescenti in carico alla giustizia minorile; un sottoinsieme dell’intero universo di lavoratori under 16 nel nostro paese che conta circa 260mila ragazzi e ragazze fra 7 e 15 anni coinvolti in lavoro, pari al 7% della popolazione in questa fascia di età, 1 minore su 20. Secondo la nuova indagine si attesta al 66% la quota dei minori del circuito della giustizia minorile che ha svolto attività lavorative prima dei 16 anni. Nel 73% dei casi sono giovani italiani mentre il 27% è costituito per lo più da ragazzi di origine straniera (in genere della Romania, Albania, Africa del nord). Più del 60% degli intervistati ha svolto attività di lavoro tra i 14 e i 15 anni. Tuttavia, oltre il 40% ha avuto esperienze lavorative al di sotto dei 13 anni e circa l’11% ha svolto delle attività persino prima degli 11 anni. Nel 66% dei casi i minori hanno lavorato da giovanissimi per fare fronte alle proprie spese personali, tuttavia più del 40% ha affermato di avere lavorato anche per aiutare la propria famiglia. Ben il 60% dichiara di aver lavorato per altre persone mentre solo il 21% ha lavorato per i propri genitori e il 18% per dei familiari.
Valerio Esca