MICHAEL H. SEDGE E LA “SENTINELLA DELLA MORTE”. Lo scrittore americano presenta in anteprima nazionale a Napoli il suo ultimo romanzo
Lo scrittore americano Micheal H. Sedge presenta in anteprima nazionale a Napoli il suo ultimo romanzo: Sentinella della morte. Terrorismo internazionale, virus ebola e agenti NCIS. Un mix esplosivo per il nuovo thriller di Michael H. Sedge, “Sentinelle della morte” (Ciesse edizioni). Il giornalista e scrittore americano ha scelto di presentare il suo 14esimo romanzo a Napoli, in anteprima nazionale. Un legame speciale con la città all’ombra del Vesuvio nella quale, il giornalista, ha scelto anche di vivere.
Come nasce questo romanzo?
“Durante la metà degli anni ‘90, stavo scrivendo per 41 pubblicazioni in tutto il mondo, tra cui l’Armed Forces Journal International e Cardiology World News. In quel periodo, avevo scritto un articolo sulla crescente minaccia del terrorismo in Medio Oriente, nonché una storia sull’espansione di Ebola in Africa. Questa è stata la base del “what if ” cioè: che cosa succede se un terrorista utilizza ebola come arma di distruzione di massa? E ancora più intrigante, che cosa succede se il terrorista è riuscito a mettere il virus sulla portaerei più potente del mondo?”.
Chi è la sentinella della morte?
E’ semplice: nome, George Haddan ; occupazione, terrorista; dati, Ex-delta, corpo speciale per operazioni dell’esercito degli Stati Uniti.
Terrorismo internazionale e virus ebola. Quanto c’è del suo vissuto in questo libro?
“Ho passato molti anni come corrispondente di guerra scrivendo di questioni militari, di sanità ed eventi internazionali. Nel libro ci sono molti posti in cui sono stato, dall’Europa all’Africa, e molte cose che ho visto. Quindi c’è davvero molto di me e delle mie esperienze e di fatti realmente accaduti”.
Ci parla della collaborazione nel romanzo di Joel Jacobs, ex giornalista capo della Marina degli Stati Uniti?
“Joel ed io ci siamo incontrati alla fine degli anni’70, quando era il responsabile della Comunicazione per la Marina Militare Americana a Napoli. Eravamo migliori amici e siamo rimasti tali per oltre 35 anni. Abbiamo sempre voluto lavorare insieme ad un libro, perché avevamo già scritto sceneggiature. “Sentinella della morte” ci ha dato questa opportunità. Ci siamo incontrati due volte nel corso della stesura. Tutto il resto è stato fatto passandoci capitoli e commenti tra Napoli e Dallas”.
Arruolato nella Marina statunitense nella sede NATO a Napoli, ha lavorato come corrispondente per l’area del Mediterraneo per l’Associated Press e oggi vive a Napoli. Come mai questa scelta?
“Ho trascorso quattro anni della mia vita nella Marina degli Stati Uniti a Napoli, cosa che mi ha consentito di andare in Vietnam. Alla fine del mio servizio militare, Dennis Redmont, poi capo ufficio della The Associated Press a Roma, mi ha chiesto di diventare un collaboratore: ho avuto incarichi in Medio Oriente, Africa e sono stato a bordo di più navi militari di quante ne abbia viste mentre ero arruolato”.
Militare, giornalista, scrittore, fotografo, direttore marketing, archeologo, imprenditore: chi è davvero Michael H.Sedge?
“Qualcuno che non chiude mai la sua mente a nuove opportunità. È un concetto comune negli Stati Uniti, ma raro in Italia. Qui si va in genere all’università, ci si laurea in giurisprudenza, ingegneria e altre materie e si trascorre il resto della vita facendo quel lavoro. D’altra parte, ho iniziato a lavorare quando avevo 15 anni, facendo le pulizie in una scuola locale. Poi ho lavorato in un distributore di benzina. Quando sono entrato nell’esercito, ero un contabile, poi diventai giornalista. Da allora ho fatto strada, considerato che sono scrittore, fotografo, esperto di marketing e, attualmente, comproprietario di oltre cinque società internazionali in diversi settori tra editoria, ingegneria, architettura e costruzioni”.
“Sentinella della morte” è stato già preso in considerazione da alcune case produttrici di film. Cosa ci può dire al riguardo?
“Molto poco. Ho imparato, sulla base della nostra esperienza con l’11 settembre che niente è sicuro nel settore televisivo o nell’industria cinematografica fino a quando non viene prodotto e distribuito. In questo momento tutto quello che posso dire è “stiamo parlando”.
Enrica Buongiorno