MICHELE SERIO. Ritorno in libreria con “San Gennaro made in China”
La Cina è vicina, molto vicina. “San Gennaro made in China” (edizioni CentoAutori) è il nuovo romanzo di Michele Serio. Gennaro Scognamiglio è fidanzato con Cristina la più carina della scuola. Quando, però, la ragazza scompare misteriosamente, Gennaro si ritrova a combattere contro il Tigre, il referente del governo cinese a Napoli. Quanto è vicina la Cina a Napoli? E chi sono questi cinesi? Michele Serio, autore partenopeo (i suoi libri sono tradotti in molti paesi europei) analizza in chiave ironica l’universo cinese napoletano.
Come nasce questo romanzo?
“Dopo un lungo viaggio in Cina e dalla frequentazione degli ambienti della China Town napoletana che si estende dalle parti della Stazione Centrale”.
Ci parla del protagonista, chi è? E gli altri personaggi?
“Il protagonista é Genny Scognamiglio, un diciottenne imbranato e balbuziente. Una sua bellissima coetanea, Cristina, lo sceglie un po’ a sorpresa come fidanzato e lui se ne innamora follemente. Poi la ragazza, da un giorno all’altro, scompare dalla circolazione e Genny si mette a cercarla. Il ragazzo si trova così coinvolto in un intrigo di respiro internazionale. Egli, pur non essendo capace di praticare alcuna forma di violenza né usare alcuna arma, è costretto a combattere contro nemici come la Tigre, plenipotenziario del Governo cinese in città e Perrini, il capo di una spietata banda criminale locale”.
Nel film “Grosso guaio a Chinatown”, una ragazza viene rapita dalla mala cinese e un americano, suo malgrado, viene coinvolto nella sua ricerca scoprendo un mondo, quello cinese, parallelo e completamente diverso dal proprio. Il popolo cinese non è avvezzo alla integrazione. Cosa ne pensa?
“Quel film fu girato da Carpenter nel 1986. Allora la Cina era un paese che aveva appena iniziato il suo sviluppo. Oggi è diventata una potenza planetaria. Da quelle parti comunismo e capitalismo si sono fusi in un unico tremendo organismo politico dove il dissenso viene bloccato sul nascere, spesso usando la coercizione. Ecco, forse Genny rappresenta un po’ noi occidentali, goffi e del tutto impreparati a confrontarci con un colosso del genere”.
I cinesi rappresentano i nuovi “conquistadores”. Come stanno le cose a Napoli?
“I cinesi si sono impossessati nel giro di pochi anni del giro della produzione e della distribuzione dell’industria dell’abbigliamento che un tempo apparteneva ai napoletani. Innumerevoli fabbrichette locali che prosperavano ai piedi del Vesuvio sono fallite. A tale svolta hanno contribuito anche i nostri politici, del tutto incapaci di gestire il fenomeno”.
Sappiano poco circa i cinesi e molte sono le “leggende metropolitane” che li riguardano. Cosa ne pensa?
“Nel romanzo ho cercato di evitare le leggende. Mi sono attenuto a quello che ho visto sia in città che in Cina. Oltre all’aspetto della fiction ho curato anche quello, diciamo, documentaristico, sempre cercando di mantenere una creta dose di umorismo. A Shangai mi aveva affascinato un ideogramma che avevo notato in un mercato rionale. L’ho acquistato e me lo sono portato a casa. Un giorno ho chiesto a una mia amica cinese cosa significasse. Lei mi ha risposto: ‘Divertimento. Spasso. Allegria.” In quel momento ho capito in quale chiave avrei dovuto scrivere il romanzo che avevo in mente. E l’ho scritto”.
Enrica Buongiorno