MIRACOLO IN LIBRERIA. Fascino e mistero nel racconto di Stefano Piedimonte

Il furto di un romanzo sconosciuto, una ladra misteriosa e un libraio disilluso. “Miracolo in libreria” (Guanda) è il nuovo libro di Stefano Piedimonte da pochissimi giorni (3 settembre) in libreria. L’autore di “Nel nome dello zio”, “Voglio solo ammazzarti” e “L’assassino non sa scrivere” torna con un racconto intenso e pieno di suspense.

Come nasce “Miracolo in libreria”?
“In origine era un racconto più breve, una specie di nucleo che si è sviluppato, successivamente, nella sua forma completa. L’idea è nata come nascono tutte le idee: mentre giravo in scooter, mentre passeggiavo, mentre facevo la spesa, mentre ero seduto in aereo o in treno. Non hanno una genesi molto romantica, le mie idee, sono come delle piccole concrezioni di pensiero che tornano alla mente nei momenti meno opportuni, quando meno me lo aspetto, e quasi mi danno fastidio. Per togliermele di torno devo svilupparle”.

I protagonisti del libro sono, Aldo, un libraio disilluso e una ragazza molto speciale. Ci parla di loro?
“Aldo è un uomo dalla scorza dura, un libraio irsuto e ben preparato, uno che legge davvero, e da sempre. Sotto questa scorza dura, però, è animato da sogni e fantasie. Un libraio, se ci pensiamo, è un tizio che vede ogni giorno i propri scaffali popolarsi di storie, di avventure, di illusioni: il confine tra il rimanerne affascinato e il rimanerne vittima è molto sottile. Si corre il rischio di perdersi. La mia domanda è: perdersi è giusto? Se avessi la risposta non avrei scritto questo racconto”.

Il libraio innamorato (Il)

In cosa si distingue questo nuovo lavoro da quelli precedenti?
“E’ molto diverso da tutto ciò che ho già scritto, per me rappresenta un vero e proprio giro di boa nella mia attività di scrittore. Nel merito, è chiaro, spetta al lettore giudicare, ma quello che posso dire è che questo libricino è scritto da una persona che in questi tre anni (il mio primo romanzo lo pubblicai nel settembre del 2012) è molto cambiata. Ha gioito, ha sofferto, ha vissuto giorni molto “densi”, se rendo l’idea”.

Le piccole librerie sono molto in sofferenza in Italia fagocitate spesso dai mega store. Pesce grande mangia pesce piccolo?
“No, io non credo alla contrapposizione fra piccole e grandi librerie. Mi spiego: ho conosciuto librai meravigliosi, competenti, innamorati del proprio lavoro, e commessi da supermercato. Uno potrebbe immagine che i commessi stiano sempre nelle grandi librerie, e i librai veri, quelli che io chiamo i librai-sommelier, nei piccoli negozi. A volte è così, altre volte no. Alcuni dei miei librai preferiti (sì, noi malati abbiamo anche i librai preferiti) lavorano nei megastore, altri nelle piccole e operose librerie indipendenti. Diciamo che chi lavora in una dimensione più piccola, in uno spazio più intimo, generalmente è più portato a organizzare cose, incontri, gruppi di lettura, anche perché oltre all’amore per i libri c’è la necessità di portare avanti con profitto - seppur minimo – un’attività commerciale, e la battaglia non la si può giocare sugli sconti, perché è chiaro che il megastore o i colossi come Amazon vinceranno sempre. Bisogna essere più vicini al lettore, e bisogna che il lettore se ne accorga”.

Ha dichiarato sul suo profilo Fb di aver lasciato dentro questo libro alcuni fantasmi nella speranza (vana) che rimangano ingabbiati. Di quali fantasmi parla?
“Su Facebook si scrivono tante cavolate. Comunque i fantasmi, si sa, spesso hanno la forma di un punto interrogativo. Sono delle domande, delle questioni irrisolte che ci mettono in crisi. Se rispondessi con precisione a questa domanda racconterei di fatto il finale del racconto”.

 

 

 

 

Enrica Buongiorno
Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!