NAPOLI. Le chiese negate
Decine e decine di chiese che restano chiuse e abbandonate al proprio destino. Non è una questione di fede, non questa volta. E’ l’arte che custodiscono che resta a marcire o, peggio, che finisce nelle mani di trafficanti e piccoli spacciatori. Le chiese di Napoli, quelle abbandonate e chiuse da anni, mostrano il vero volto di una città che ha perso ormai ogni amore di sé. Antichi dipinti, manufatti, statue, crocifissi, sparisce di tutto. E con il tempo sparisce anche la memoria di questi luoghi. Una brutta figura per Napoli, anche agli occhi di quanti, da fuori, ci invidiano tanto ben di Dio. L’ultimo dei media internazionali ad occuparsi di questo sfascio artistico tutto partenopeo è stato l’olandese «De Telegraaf» con un reportage di Maarten van Aalderen sull’abbandono e il saccheggio di queste chiese. La cosa grottesca è che, come al solito, dove noi riusciamo a vedere solo un peso, altri vedrebbero invece profitto. Del resto, si dice a Napoli “’O pesce fete da capa”, volendo intendere che le responsabilità sono da trovarsi sempre ai verti di una catena di comando; noi con un ministro che a suo tempo ebbe a dire che “con la cultura non si mangia” cosa ci possiamo aspettarci? E allora tutto va come deve, cioè in malora. Le chiese restano chiuse, le opere d’arte quando va bene vengono mangiate dall’umidità e dalle infiltrazioni d’acqua. In altri casi prendono il volo verso ville e collezioni private. Il che contraddice le parole del già citato ministro, perché i ricettatori a Napoli con la cultura e con l’arte ci mangiano, e anche bene.
Raffaele Nespoli