ORGOGLIO E PREGIUDIZIO. Oggi come 200 anni fa
A Bath stanno preparando i festeggiamenti per il Jane Austen Festival, che a settembre fa ritornare tutta la città a inizio Ottocento. Le Jane Austen Society di tutto il mondo si stanno mobilitando ed è già un po’ – più di un anno - che si torna a parlare di lei. Come non farlo? Il suo Pride and Prejudice (io lo chiamo P&P, ma è Orgoglio e Pregiudizio) compie 200 anni e bisogna per forza rileggerlo.
E vi spiego perché.
Primo: perché la Austen ti prende per mano. Tu sei lì, con il tuo pigiamone inguardabile, i fazzolettini per l’allergia, i capelli con la molla all’insù, e ti senti uno schifo. Lei ti prende e ti spiega come fare, a crederti una dea. Basta essere intelligenti, e si diventa Elisabeth Bennet. Una che non è manco ‘sta grande bellezza, ma risulta essere la donna più desiderabile sulla faccia della terra. Ce lo dice una zitella inglese nel 1813: tutto quello che viene dopo, è una copia. Per essere donne piene, interessanti e sicure di sé, non c’è bisogno di andare in analisi, di farsi fare i tarocchi, o di studiare Stronza, falli soffrire dell’ultima arrivata sui casi disperati. Basta leggere P&P.
Secondo: perché la Austen ti presenta Mr Darcy. E tu lo devi sapere, che ti meriti un uomo così. Per cui se sei rimasta ancora all’idea del Principe Azzurro, aggiornati: il tuo lui deve essere imperfetto, apparentemente stronzo e molto supponente. Ma ti deve amare nella tua altrettanto evidente imperfezione, nonostante le tue circostanze e senza la pretesa di salvarti. Perché tu e lui siete uguali (a parte che lui è stupendo, ma questo è un dettaglio).
Terzo: perché P&P non è un libro, è un viaggio perfetto. E, girando girando, nei secoli e nei luoghi, ti ritrovi azzeccata addosso la sensazione di stare a casa.
Avrei tante ragioni da spiegare ai maschietti, agli uomini duri, ma evito. Perché se sono maschietti, non le ascolteranno mai. Se sono uomini duri, non le leggeranno nemmeno. Se sono uomini, invece, e basta, daranno retta al punto di vista di una donna. Dell’800 e di oggi.
Ida Palisi