PERCORSI FORMATIVI. Lustrare il ponte di una nave che affonda
Oggi che il “pezzo di carta” vale quello che vale, e cioè quasi niente, l’idea di fondo pare essere quella di orientare i ragazzi sin dal principio. Così, anche la scuola inizia modificare i percorsi formativi, o almeno ci prova. Naturalmente ad orchestrare il cambiamento è la politica, e questa è la cosa che preoccupa di più. In strettissima sintesi, il progetto sarebbe quello di un programma sperimentale per lo svolgimento di periodi di formazione in azienda (con possibili contratti di apprendistato), per gli studenti degli ultimi due anni delle scuole superiori per il triennio 2014-2016. Nelle intenzioni il programma dovrebbe servire «a facilitare una scelta consapevole del percorso di studio e la conoscenza delle opportunità lavorative» e «realizzare le azioni previste dal programma europeo Garanzia per i giovani». Tutto questo previsto nel testo del decreto Istruzione approvato dalla Camera e ora al vaglio del Senato. L’idea insomma è quella di far toccare con mano ai ragazzi la realtà lavorativa, così che possano decidere in maniera più consapevole il proprio futuro. Tutto bene, se non fosse che le scuole italiane, quelle del Sud più di tutte, hanno spesso problemi un po’ più concreti da affrontare. Cosette tipo edifici cadenti, personale insufficiente e demotivato, mancanza assoluta di materiale didattico e attrezzature. E allora viene da pensare che forse, invece di concentrarsi troppo in progetti certamente meritevoli ma anche poco utili, si potrebbe partire dalle fondamenta. Del resto è inutile preoccuparsi di lustrare il ponte di una nave che sta affondando, sarebbe meglio pensare a tappare le falle. No?
Raffaele Nespoli