PÉREZ REVERTE. Il ritorno con l’amore di una vita a ritmo di tango
Arturo Pérez-Reverte è un affascinante signore spagnolo di mezza età, capace di catturare l’attenzione con le parole e con la scrittura. Per vent’anni è stato reporter di guerra, poi a un certo punto si è stancato e ha deciso di fare lo scrittore. Con un discreto successo, soprattutto grazie alla capacità di coniugare il romanzo storico con il thriller: il suo Il club Dumas (1993) è un libro talmente bello da non meritare la brutta (per quanto ci fosse Johnny Depp e Polanski ne firmasse la regia) versione cinematografica de “La Nona porta”. A Napoli è venuto tre anni fa, ad allietare la platea di fan e di curiosi al Teatro Nuovo, con la sua verve di scrittore di bestseller, soprattutto della saga secentesca costruita intorno al personaggio del Capitano Diego Alatriste. Ma di Napoli è un appassionato, visto che trova il modo di infilarcela sempre nei suoi romanzi, anche in quelli di genere non piratesco, come l’ultimo, Il tango della Vecchia Guardia (Rizzoli, pagg. 492, euro 18), dove cambia decisamente genere e ambientazione. Siamo nel 1928, in viaggio su un transatlantico alla volta del Sudamerica. Qui inizia la storia d’amore tra il ballerino Max Costa e la bellissima dama spagnola Mecha Inzunza, in viaggio con il marito musicista, che si protrarrà poi a Buenos Aires sulle note del tango vecchia maniera, e ricomincerà due volte, anni dopo: prima a Nizza e poi, in tarda età, a Sorrento. Due vite che si incrociano e si separano senza mai veramente dimenticarsi, lasciando sullo sfondo la musica, il ballo e intrecci da spy story. Bellissime le pagine dedicate alla costiera e alle canzoni di fine anni ’60 di Modugno e Patty Pravo. Sarà per la sua storia personale, sarà per la sua penna capace di spaziare così bene tra generi diversi, ma a me Pérez-Reverte piace: ha uno stile raffinato, è capace di incollarti alle pagine dei suoi libri, sia che ci racconti del diavolo, che dei pirati, che di una torbida storia d’amore. Un anti-intellettuale che si è meritato un posto di rispetto nella Real Academia Española de la Lengua e che è capace di padroneggiare diversi registri senza mai perdersi nello stucchevole e nel banale delle descrizioni.
Ida Palisi