RESTART PROJECT. Riparare conviene, e molto
Restart Project, due parole legate ad un nuovo concetto di recupero hi-tech e, soprattutto all’idea, venuta a due giovani (lei inglese, lui italiano), che recuperare si può. Anche e soprattutto quando si tratta di oggetti tecnologici. Diciamoci la verità, quante volte abbiamo preferito gettar via una sveglia, una tv, un cellulare per prenderne uno nuovo, anziché provare a ripararlo? La risposta per molti sarà “quasi sempre”. Nell’era del consumismo assoluto il dogma è infatti “riparare non vale la pena”, visto il costo meglio prenderne uno nuovo. Ed è qui che si innesta il rivoluzionario progetto ideato a Londra. Il postulato, sacrilego, è che riparare la tecnologia, sia che si tratti di apparecchiature digitali, sia che si tratti di oggetti analogici, è possibile. Cosa ancor più interessante è che lo si può fare senza spendere un euro. La domanda a questo punto è: “Come?”. Beh, secondo il Restart Project (che letteralmente sarebbe qualcosa tipo Progetto di Riavvio) basta incontrare altri che come noi sono stanchi di gettare apparecchi praticamente nuovi per un guasto banale. Un po’ come buttare la tv perché magari si è rotta la spina. Basta fare gruppo e farsi guidare da “recuperatori” esperti per capire come dare nuova vita al nostro iPad o al Pc. Qualcosa che sarebbe tornato molto utile a chi scrive, che per manifesta incapacità, ha dovuto spendere più di 500 euro per un nuovo portatile dopo la morte del primo. Salvo scoprire che il vecchio Pc più che morto si era solo “sbucciato un ginocchio”. Peccato non averci pensato prima.
Raffaele Nespoli