ROMINA FALCONI. La dea del porn groove
Un ibrido tra Betty Boop e Sora Lella con i capelli platinati come una sobria Lady Gaga. Romina Falconi, è un’artista diversamente outsider, nel senso più decoroso del termine, ma soprattutto senza censure. Merito del mentore “sboccato” Immanuel Casto che l’ha guidata nei meandri del porn groove facendo emergere il suo lato politicamente scorretto, trascinandola in forbiti ritornelli dal fare malizioso, travestimenti da badante rumena e succinti abiti di scena con coreografie hot.
Sei un artista non convenzionale un po’ come il tuo percorso fino a qui. Sanremo nel 2007 poi corista per Ramazzotti ed infine X Factor. Oggi invece sul palco con il principe del porn groove, come ci sei finita?
Ho conosciuto Immanuel grazie al mio manager perché serviva una voce per il brano “Crush”. Immanuel temeva che non fossi preparata per il genere ed io pensavo di non essere abbastanza per lui. Invece ci siamo divertiti tanto. A parte la sua ironia, che è nota a tutti, ho scoperto un lato di me che mi è piaciuto subito da impazzire. Il video ha fatto tantissime visualizzazioni e tra noi è nato un ottimo rapporto sia professionale che personale. Io mi faccio molto guidare da lui.
Pensi che se qualche anno fa avessi vinto il Festival di Sanremo saresti approdata comunque al Porn Groove di Casto?
Assolutamente sì. Il pezzo che ho presentato a Sanremo era “classico”, l’avevo scritto a 17 anni, ma io non sono per le cose convenzionali. A me piace la sperimentazione e in Immanuel ho trovato un grande mentore, anche se lui s’imbarazza quando glielo dico. In effetti è stato lungimirante, ha investito sul web prima che lo facessero gli altri ed ha avuto il coraggio di parlare di argomenti scomodi. Con lui accanto come partner so di potermi confrontare con qualcuno che ne sa.
Più soddisfazioni dal web o dalla tv?
Sanremo è stata un’esperienza più unica che rara, è la vetrina italiana più importante secondo me. X Factor invece è un tritacarne, ci sono degli autori, sembra tutto molto naturale ma in verità ogni cosa è sottoposta ai tempi televisivi. Al momento sono molto appagata dal web, non immaginavo di poter ricevere tutte quelle visualizzazioni. Mi ritrovo ai concerti persone che conoscono a memoria canzoni mie, tipo “Circe”, che nemmeno sono state pubblicate. Quindi viva il web tutta la vita.
Non hai ancora pubblicato un album vero e proprio, ma godi già di una certa popolarità. Stai preparando un disco?
Voglio sicuramente lavorare ad un album ma nel 2015, ora c’è il tour ed il terzo ep, “Un filo d’odio”. Spero però che questo progetto diventi qualcosa di tangibile da mettere in uno scaffale.
La tua personalità artistica non passa inosservata. Chi sono i tuoi miti?
Gli anni ’50 mi fanno impazzire. I film di Billy Wilder, Marilyn Monroe. Adoro il vintage. Artisticamente mi piace Renato Zero prima maniera, quello che sembrava un alieno. Mi ispirano quegli artisti che hanno avuto il coraggio di essere diversi, personaggi di rottura che hanno dovuto lavorare tanto per arrivare al successo. Quindi credo di essere destinata inevitabilmente a scegliere strade più “difficili”.
Il pubblico di Immanuel è composto in parte dalla comunità LGBT. Ti piacerebbe diventare un’icona gay?
Tanti già me lo dicono, e io ne sarei solo contenta. Non so come funziona. Dopo il video di “Crush” ho addirittura incontrato una Drag Queen mascherata da me. Il nostro pubblico è comunque vastissimo e variegato.
Parliamo del più recente momento di gloria, il concerto sold out all’Alcatraz. Hai detto di aver aspettato quel momento dal 2007.
Nel 2007, tipo “piccola fiammiferaia”, mi sono spostata a Milano dove avevo un contratto con una casa discografica. Incisi un disco che non è mai uscito perché cambiarono i vertici e mi ritrovai senza nulla dopo tante aspettative. Ricordo che per sopravvivere ho fatto qualsiasi cosa, anche l’investigatrice privata. Poi sono andata in tour con Ramazzotti, per fortuna. Di quell’anno mi sono rimasti nella mente i concerti che andavo a seguire all’Alcatraz, guardavo quella location e pensavo a quanto sarebbe stato difficile riempirla. Poi ci siamo stati ed abbiamo fatto il sold out. Ancora non ci credo.
Chiara Amendola