SCHIAVE. Dalla Nigeria alla Campania, il viaggio disperato delle baby prostitute

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Benin City – Castel Volturno; due luoghi lontanissimi l’uno dall’altro, legati dal filo rosso dello sfruttamento della prostituzione. Ogni anno, infatti, centinaia di donne partono con sogni e speranze da una delle città più malfamate e povere del Sud della Nigeria. Un viaggio che si snoda tra le terre martoriate della Libia, prima di naufragare nel nulla della provincia di Caserta. Ed è proprio a Castel Volturno che i sogni di queste donne, che spesso non sono altro che ragazzine, si infrangono. La promessa di un lavoro si trasforma presto in una vita di botte e minacce. Le ragazze di Benin finiscono per essere costrette a vendere il proprio corpo nelle auto dei clienti, o in qualche anonimo appartamento della provincia. Per loro non c’è speranza, né futuro. Secondo una ricerca commissionata dall’Onu, il mercato della prostituzione coinvolge circa seimila donne nigeriane ogni anno in tutta Europa, un giro d’affari di oltre 228 milioni di dollari. Dietro i numeri ci sono però le storie, che raccontano di una realtà ancor più drammatica. Spesso torturate, le ragazze di Benin sono costrette sul marciapiede anche con la minaccia della magia nera. Una minaccia che farà sorridere molti, ma non loro. Le più fortunate hanno forza di ribellarsi e scappare, ma la maggior parte di loro restano prigioniere sino a quando la bellezza di un tempo non sfiorisce del tutto. Sino ad allora ogni giorno si ripete uguale. Un cliente, poi un altro; niente sogni né speranze. Solo la consapevolezza di essere schiave.

Raffaele Nespoli

Raffaele Nespoli
Chi non conosce la verità è uno sciocco. Ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. (Bertolt Brecht)