SENTENZA Mediaset. A processo il giudice Esposito, quello del «non poteva non sapere»
Il tribunale delle toghe deciderà se punire il giudice della Cassazione Antonio Esposito per l’intervista in cui, al Mattino, all’indomani della sentenza Mediaset, «spiegava» perché Silvio Berlusconi fosse colpevole di frode fiscale. Il pg della Cassazione Gianfranco Ciani ha chiesto il processo disciplinare per il magistrato, che ora dovrà rendere conto del suo comportamento alla sezione disciplinare del Csm. Giorni bui per gli Esposito, dal momento che alla grana del padre si aggiunge, per tutt’altra ragione, anche quella per il figlio del giudice, Ferdinando, che fa il pm a Milano: accusato da un avvocato di dovergli soldi e favori, è indagato dalla procura di Brescia ed è sotto osservazione della procura generale della Cassazione, che dovrà valutare se aprire un’istruttoria. Il caso di Antonio Esposito, e quell’intervista al Mattino dal titolo «Berlusconi condannato perché sapeva, non perché non poteva non sapere», erano già finiti al Csm su richiesta dei laici di centrodestra, ma il 13 novembre il Plenum di Palazzo dei Marescialli aveva archiviato la pratica per un eventuale trasferimento d’ufficio aperta alla prima Commissione. In quella sede però nella condotta del magistrato, cui viene contestata la violazione del dovere di riservatezza e l’aver rilasciato un’intervista su un soggetto coinvolto nel processo, vennero rilevati «profili di natura disciplinare e deontologica da valutare nella sedi competenti». Il là, per così dire, all’azione disciplinare. E infatti il pg di Cassazione, che già in agosto aveva avviato accertamenti pre-disciplinari (acquisendo tra l’altro la registrazione dell’intervista), ha avviato l’istruttoria che si è conclusa pochi giorni fa con la richiesta di giudizio. Esposito si è sempre difeso dicendo di non aver mai pronunziato la frase «Berlusconi condannato perché sapeva» e che da parte sua non vi è stata alcuna anticipazione delle motivazioni. Ora le sue discolpe dovranno essere esposte, da lui o da un suo difensore, davanti alla sezione disciplinare. Spera di scongiurare lo stesso percorso del padre Ferdinando Esposito, il quale, dopo che il Corriere della Sera ha pubblicato la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati a Brescia, si è detto «provato ma sereno. Mi sono sempre comportato correttamente e credo verrà provata la mia estraneità sia a livello disciplinare sia penale».
Valerio Esca