SLY & THE FAMILY STONE. Il ritorno con “Higher”, antologia delle radici sporche e sexy del funk
Fuori lo scorso 27 agosto 2013 per Epic/Legacy il box antologico, composto da quattro dischi, intitolato Higher, che ripercorre l’inafferrabile percorso di Sly Stone, al secolo Sylvester Stewart, nell’anno del suo settantesimo compleanno, e del suo collettivo familiare e musicale, a suon di super-classici ma pure di unissued e persino di preziosi mono single master, che ci raccontano di una band dedita a prove interminabili fatte di arrangiamenti stravolti, spesso per gioco o per scommessa, in pieno street style. Sly Stone è stato un frontman incredibile: polistrumentista già ad undici anni, alle superiori fu accolto nei Viscaynes, band composta da bianchi ed asiatici, e da essa mutuò l’idea del collettivo multirazziale che poi fu Sly & The Family Stone, tanto più sopra le righe perché composto da strumentiste di colore come la trombettista Cynthia Robinson, musicisti bianchi e neri freak. Il titolo sembra riannodarsi appassionatamente con quello di High on You del 1975, album accreditato già al solo Sly; ed Higher sembra in effetti mostrare una vocazione particolare per i Settanta inoltrati della band che ha inventato il funky restando sempre un passo indietro il suo amalgama pop e preferendo alla mescolanza ed alla confusione dei generi la gloria incandescente di suonare tutti gli stili contemporaneamente per vedere, letteralmente, l’effetto che fa. Nell’anno della (magistrale) svolta funk-patinata di Daft Punk e del loro Random Access Memory è magnifico ascoltare ancora Sly che, dalle tracce di Higher, incinta la sua Family musicalmente e verbalmente e questa rispondere alla sua temperatura emotiva, condotta dai giri di basso, suadenti e cavernosi, di Larry Graham. Lunga vita al funk!
Rosa Criscitiello