STAMINA. La capacità tutta italiana di rendere opinabile anche la scienza
Prima la speranza, poi la bocciatura da parte della commissione di esperti del Ministero, poi la sentenza del Tar, e ora si torna ai banchi di partenza con un nuovo gran consiglio di scienziati. La querelle sul metodo Stamina continua a tenere banco nelle aule dei tribunali e in quelle del Governo, dove martedì il ministro Lorenzin ha riferito al Consiglio dei Ministri. In mezzo loro, i malati, le uniche vere vittime di un sistema che non riesce a trovare le risposte giuste. E’ un po’ come essere tornati in dietro nel tempo, alla fine degli Anni 90, quando i telegiornali iniziarono a parlare di una cura miracolosa contro il cancro, il cosiddetto metodo Di Bella. Anche in quel caso comitati di esperti si diedero battaglia per dimostrare, da un lato la validità, dall’altro l’inutilità, delle cure. Alla fine la sola cosa certa è che le speranze di molti finirono per perdersi tra mille litigi e serate di discussioni in nei talk show. E ora ci risiamo. Sia che Vannoni abbia trovato le chiavi per una cura miracolosa, sia che si tratti solo di una chimera, siamo nuovamente ad un punto morto. Ed è assurdo, perché parliamo di scienza. Non si tratta di dare una definizione di cosa sia e cosa non sia l’Arte, non ci si interroga sulla vita oltre la vita; la sola cosa che migliaia di persone malate vogliono sapere è se la cura ha effetto. Perché in Italia tutto può diventare opinabile? Perché non si può per una volta rinunciare all’interpretazione e arrivare direttamente alla sostanza? Cero, non sfugge a nessuno che una questione del genere ha anche un importante risvolto economico. Per una volta, però, sarebbe bello poter credere che c’è ancora chi si muove per le persone, e non solo per i soldi.
Raffaele Nespoli