STUPRATE E UCCISE. Ordinaria follia in India
Due corpi appesi ad un albero di mango, due ragazzine di 14 e 15 anni violentate e poi impiccate. E’ questa l’immagine dell’India? Forse no, ma è questo che succede ancora oggi in quella che, almeno numericamente, è la più grande democrazia del mondo. Un fatto che ha scioccato l’Occidente, producendo un’infinità di titolo che parlano di ennesimo stupro del “branco”. In questo caso però parlare di “branco” non sembra appropriato; gli animali non fanno cose simili. Solo gli uomini, con la loro crudeltà e ignoranza, sanno macchiarsi di queste colpe. In questo caso il duplice omicidio ha portato all’arresto di almeno due poliziotti. A quanto pare le due sorelline erano andate nei campi perché nella loro abitazione non ci sono i servizi igienici. Poi sono scomparse. Sulla tv indiana sono poi apparse immagini nelle quali si distinguono chiaramente i cadaveri che si muovono al vento, vegliati da una folla che per protesta nei confronti delle autorità impediscono alle autorità di rimuoverli. Stando alle fonti ufficiali la polizia non avrebbe infatti accolto la denuncia né contribuito alle ricerche quando la famiglia delle giovani ha denunciato la scomparsa. Anche gli arresti sarebbero arrivati solo a seguito delle contestazioni e quindi dell’intervento del governo locale. Unica colpa di queste due bambine, quella di appartenere a una famiglia della comunità Dalit, (dunque “senza casta”). A vedere quei due corpi senza vita tornano in mente le proteste che seguirono lo stupro di gruppo di una studentessa 23 enne. In quel caso l’indignazione del mondo intero portò ad un inasprimento delle pene per reati come questo. Quante altre vite dovranno spezzarsi prima che l’India riesca a sconfiggere i suoi demoni?
Raffaele Nespoli