TEMPO DI IMPARARE. La Parrella e la sua idea di amore e di giustizia sociale

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Valeria Parrella, lo confesso, non mi è stata sempre simpatica. Lei con quei suoi atteggiamenti da Erinni, lei con la polemica sempre sulla punta della lingua. Ma forse perché chi lotta a volte dà fastidio.  E lei lo fa, fuori e dentro la narrativa, in un travaso di temi e di opinioni dalla vita reale alla finzione. Così questo suo nuovo libro l’ho guardato con occhi nuovi, al di là del personaggio- scrittore:  Tempo di imparare (Einaudi, pagg. 136, euro 17) non è solo un romanzo, è un libro che appassiona e suscita sdegno. Un libro che ci racconta della disabilità con la grazia lieve di una madre che ri-costruisce il mondo per un figlio diverso dagli altri, riuscendo a trasformare in poesia e in bellezza anche piccoli gesti quotidiani, e a non piangersi addosso  mentre si superano le difficoltà della burocrazia sorda, della medicina ottusa, di una società che non ha nel suo vocabolario la parola «accoglienza». La mamma insegna ad allacciarsi i lacci delle scarpe e a lavarsi bene i denti, il figlio ad essere liberi in un mondo con un’altra dimensione. Entrambi cittadini di una terra straniera, di un Paese che esclude e che non aiuta ad amare. La Parrella ci trasmette un istinto alla dignità che ognuno di noi abbandona cento volte al giorno, alla fermata dell’autobus che non arriva mai, alle scale troppo ripide per chi non sa camminare, ai marciapie dove la vita è un percorso a ostacoli. E mi piace, questa sua ossessione per le parole, che non sono la conseguenza delle cose ma la possibilità di conoscerle diversamente, come in una fiaba, bella e crudele allo stesso tempo. Mi piace la sua visione di giustizia sociale. Non ci vuole poi tanto coraggio, per imparare: basta incominciare.

Ida Palisi

Ida Palisi
I was in the middle when I knew I had begun.

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