TSUNAMI. L’onda delle proteste si abbatte sulla scuola
Madri disperate all’esterno delle scuole occupate dagli Lsu, dirigenti scolastici che in piena notte si barricano in aula, disabili in piazza per protestare contro la mancanza negli istituti di assistenti materiali. In una sola parola: «caos». Totale e assoluto. Ormai da giorni a Napoli il mondo dell’istruzione sembra esser impazzito, come nella tempesta perfetta ogni singolo problema si è combinato all’altro creando un unico, gigantesco, tsunami. Un onda di piena che ha sorpreso tutti, genitori, professori alunni e a quanto pare politici. Forse nessuno si aspettava che le difficoltà di un sistema ormai “traballante” sarebbero sfociate in una delle crisi più drammatiche di sempre. E in questo marasma generale l’unica grande assenza che si percepisce è proprio quella della politica, a livello nazionale e locale. Timidi cenni di reazione arrivano dalle direzioni più disparate, ma è un po’ come pretendere di curare il cancro con l’aspirina. Qui serve la chemio. Dove sono gli agenti in tenuta anti sommossa? Eppure, di operazioni di sgombero se ne fanno ogni anno. Certo, di solito ad occupare le classi ci sono studentelli. Ragazzi per i quali il massimo della trasgressione è uno spinello. Eppure l’occupazione degli Lsu, che pure avranno lo loro ragioni, è andata avanti per giorni. Viene da chiedersi che città sia quella che permette a dei manifestanti di tenere in ostaggio le scuole, negando di fatto il diritto allo studio di centinaia di ragazzi. Sia chiaro che nessuno vuole banalizzare una protesta scaturita dalla disperazione, ma esiste tempo e luogo per far valere le proprie ragioni. La battaglia per far valere i propri diritti non può trasformarsi in un ricatto alle Istituzioni.
Raffaele Nespoli