BRUN E L’ASSEDIO. Un romanzo oscuro a Napoli, città maledetta
Riccardo Brun aveva già scritto del G8 di Genova e dei drammi sociali, che tornano anche nel nuovo romanzo, L’Assedio (Novecento Edizioni, pagg. 416, euro 9,90). Il giornalista, scrittore, e sceneggiatore – tra le altre cose, The Listening con Maya Sansa – tra i napoletani brillanti in esilio lavorativo nella capitale, è in libreria con noir a più voci per raccontare di Napoli, nel 2008: anno buio dell’emergenza rifiuti, che nel romanzo figura assieme a una città condannata all’inferno da associazioni criminali, poteri occulti e odio razzista. Anche Brun, come altri scrittori noir contemporanei, interpreta il genere come mezzo per fare denuncia sociale e politica, e se nella scrittura gli riesce di catturare il lettore non è certo per svago, ma per un effetto di straniamento che ci colpisce quando siamo di fronte a un reale troppo brutto per appartenerci, ma non abbastanza da fiction da tenerci lontani. Soprattutto quando scrive di catastrofi che realmente avverranno, come la devastazione di Città della Scienza, che nel libro viene distrutta da una bomba. L’Assedio ci presenta una Napoli maledetta, dove il giovane ispettore di polizia Salvo Amodio, tornato nella sua città che non riconosce più, si trova a fare da infiltrato nel Sistema, con un incarico forse al di sopra delle sue capacità. Brun ci consegna una storia contemporanea, scandita da un linguaggio martellante e feroce come l’eterna lotta tra il bene e il male che si fa realtà concreta e tangibile. «Tutta la città è avvelenata. L’agente scelto Amodio, senza volerlo, senza saperlo, senza capirlo, è nel centro degli scontri, nel centro del caos, nel centro del conflitto del nuovo millennio. La realtà è sospesa. Al suo posto l’incredibile, l’irreparabile, l’orrore, la storia».
Ida Palisi