LE COSE BELLE. A volte accadono davvero.
E’ in sala dal 26 giugno in tantissime città italiane tra cui Napoli, Roma, Milano, Torino, Bari, Firenze, Catania, Genova, dopo aver racimolato decine di premi in giro per il mondo, il bellissimo e struggente film di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno ‘‘Le cose belle’’ (di cui vi avevamo già parlato a gennaio https://www.lovepress.it/lattesp-ritorno-di-astradoc-viaggio-nel-cinema-del-reale/). Un piccolo miracolo creativo e produttivo portato avanti per 15 anni grazie alla caparbietà e al coraggio dei registi e della produttrice Antonella Di Nocera. Tutto ebbe inizio infatti nel 1999 con il documentario ‘‘Intervista a mia madre’’, realizzato a Napoli per Rai Tre e co-prodotto da Teatri Uniti. Ai casting l’incontro folgorante con i quattro protagonisti Adele, Silvana, Enzo e Fabio, individuati tra quattrocento ragazzini intervistati in vari posti della città, gli unici che alla domanda ‘Come ti vedi nel futuro?’ rispetto a tutti gli altri che rispondevano i maschi calciatore e le femmine modella, sapevano già che non sarebbero diventati né calciatori né modelle. Da qui la fatica e la bellezza di crescere al Sud raccontate in un film dal vero che narra, nella versione attuale, tredici anni di vita, dalla prima giovinezza all’età adulta, mescolando il tempo della realtà a quello del cinema. Sullo sfondo una Napoli magmatica, dove il bene e il male vivono in prossimità, ingoiando la dignità dei giovani e le responsabilità degli adulti. Ne ‘Le cose belle’ la complessità dell’esperienza umana ha un volto, quello di Silvana e Adele, di Fabio e Enzo, le vicende umane travalicano i confini territoriali per diventare universali e riescono a raccontare emblematicamente la condizione giovanile di oggi.
Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, tornati a filmare anni dopo quei quattro ragazzini che alla fine degli anni novanta credevano ancora che le cose belle potessero accadere, ci regalano un piccolo gioiello di originalità e rigore stilistico che merita di essere visto sul grande schermo. In qualche modo loro ce l’hanno fatta. Adesso tocca a noi sostenerli, andando a vedere il film.
Martina Caldo