LIVE KOM TOUR 2014 // OLIMPICO. Il Blasco saluta il suo popolo con l’immensità di un profeta
Ladies and Gentlemen la copertina di questa settimana non poteva che esser dedicata a lui. Vasco vince. Il profeta vince ancora e per una serie di ragioni. Mentre lasciavo l’Olimpico guardavo l’asfalto e mi venivano in mente gli attimi del concerto in cui pensavo a come avrei raccontato questa seconda tappa del LIVE KOM TOUR 2014. La faccenda l’affronto da un punto di vista giornalistico e quindi racconto una cronaca fedele (ma decisamente scialba) dell’evento (quella con scontata scaletta introduttiva e nomi dei componenti la combriccola del Blasco… come se poi ce ne fosse bisogno!)? Oppure provo a far schizzare fuori dalle righe l’energia che il Blasco ancora una volta ha (ri)messo in circolo? Proviamo a incrociare. Questo è lo SHOW OLTRE LO SHOW, signori! Vasco sale sul palco. È qui. Ancora qui. Si, è ostinato. Ha voluto dare e soprattutto darsi ancora una chance. Ha voluto ribadire: credere in se stessi e non fermarsi davanti agli ostacoli! Così si vince la partita con la vita. Lo volevano e raccontavano morto. E, invece, Vasco vince! Almeno per questo aspetto e non senza fatica. In tre lunghe sparizioni dal palco concesse a The Boss, era nell’aria l’energia e la complicità della Combriccola del Blasco, quella che gli avrà detto: “Sei con noi e noi con te. Saliamo sul palco e spacchiamo tutto. Com’è sempre successo!”. E lui su quel palco sente anche Massimo Riva (“Non importa se sosteniate la destra o la sinistra. Se crediate nell’Inferno o nel Paradiso. L’importante è che crediate in voi stessi come noi crediamo in voi. Come noi crediamo che Massimo sia qui con noi”. Il momento della presentazione della band, affidato a un elegante signore vestito da mago in azzurro, ha contemplato anche il little heart brother di Vasco). E così si parte in tour. E una Clara Moroni, con un fare da pantera, una voce possente e un fascino che solo le rocker hanno, se la gioca con i 40.000 dell’Olimpico, lasciando al sua postazione da corista e tenendo il palco per circa 10 minuti. Ma il popolo della “Vita spericolata” (o magari banale ma a cui piace pensare il contrario) vuole lui. Solo lui. Il profeta.
Ma riavvolgiamo il nastro. Quegli “Spari sopra” che arrivano dentro come un pugno (proprio come poco più avanti accadrà con “Rewind”) aprono una sequenza rock che negli ultimi mesi ho selezionato in macchina (fino allo sfinimento dei miei vicini di auto nel traffico cittadino), nelle mie corse da un lato all’altro della città, da un capo all’altro della regione, tra una telefonata dentro cui se ne infilava un’altra e un wapp che chiedeva immediata risposta! “La fine del Millennio”, “C’è chi dice no”, “Manifesto futurista della nuova umanità” sono diventati il mio vangelo degli ultimi 9 mesi. Alternativa più che valida alla sfanculizzazione del prossimo! Cosa volete che vi racconti del palco? Qua si accapigliano i tecnici che si trasformano molto, troppo, facilmente in scienziati nucleari. Là, in tour con il grande Kom, deve esserci una squadra di ingegneri dei centimetri: ingegnere del suono (per ogni singolo strumento e poi uno che fa il collage), ingegnere delle luci (uno per ogni lampadina, si intende), ingegnere della scenografia (uno per ogni canzone). Nulla è casuale e i cambi luci e effetti speciali sono continui. Nessuno è uguale a un altro. Lo SHOW OLTRE LO SHOW. Lui che in quelle poche frasi esorta il pubblico a non arrendersi. Tra una canzone e un sorriso, il Comandante abbraccia l’Olimpico. Un Olimpico stregato ed eterogeneo. Eh si. Il pubblico del Blasco è composto dalla più varia umanità e lui vince anche in questo. Una panoramica rivela tutti i volti femminili. Sono tutte là. Albachiara, Jenny, Toffee, Giulia, Sally, Gabry, La Strega. Quelle “vorrei ma non posso” (che poi non si è mai capito perché!), le deluse, le fidanzate asfissianti, le audaci, le puttane. E Vasco le conosce tutte, le ha incontrate tutte e si è anche tanto tanto divertito! C’è la ragazzina del paesino vicino Civitavecchia accanto a me. E all’uscita dallo stadio mi ritrovo davanti una macchina blu che carica al volo due ragazzine poco più che diciannovenni, svolazzanti di tulle e con la cover Playboy al cellulare. Insomma, Sir Rossi non delude ma lascia riflettere e lascia un po’ di amaro perché in fondo il tempo passa e passa per tutti e anche se non ci piace pensarlo, Vasco ci ha salutati. Perché poi in fondo le abbiamo ascoltate e cantate tutte ma proprio tutte con lui. Mancavano “Cambiamenti” e “Dannate nuvole”. E anche questa è fatta! Dopo il LIVE KOM TOUR 2014 sul Vasco da palco, mi sa che calerà il sipario. Lui continuerà a raccontarsi. Uomo e artista. Lo farà con i suoi clippini. Lo farà perché le generazioni future lo ameranno e ne diffonderanno il verbo nel segno di un rock di cui, purtroppo, nessun artista italiano, allo stato, riuscirà a scrivere pagine tanto belle quanto vere. Ciao Blasco. Lieta di essere stata con te. L’uomo che mi ha insegnato che in fondo vale la pena fare un patto solo con le mie emozioni. “Le lascio vivere (o almeno ci provo) e loro non mi fanno fuori!”. E accanto a me, l’uomo che qualcuna me l’ha fatta vivere davvero!
Francesca Scognamiglio Petino