TEATRO D’ITALIA. Massimo Siragusa alla Galleria d’Arte Contemporanea di Roma
La Galleria d’Arte Contemporanea di Roma ripropone una mostra di grande successo, Teatro d’Italia del fotografo siciliano Massimo Siragusa, classe 1958, e vincitore di numerosi premi tra cui 4 World Press Photo. Si occupa soprattutto di fotografia di reportage, contaminandola con l’estetica della fotografia di paesaggio e il rigore formale di quella d’architettura. I suoi lavori sono stati pubblicati sulle principali riviste internazionali, si è occupato anche della campagna pubblicitaria di importanti aziende. Il progetto “Teatro d’Italia” è frutto di otto anni di lavoro, e dopo essere stato esposto in varie gallerie sia in Italia che all’estero, è diventato un libro edito dall’agenzia “Contrasto”. Si tratta di una serie di ritratti delle principali piazze e monumenti d’ Italia. Spesso Siragusa sceglie soggetti molto famosi e fotografati, che facilmente si trasformano in stereotipi e cartoline dal belpaese (una fotografia del Colosseo o della Torre di Pisa, per esempio).
La peculiarità sta nel trasformarli in modo radicale: innanzitutto, la composizione dell’immagine traccia uno spazio rigidamente geometrico, poi la luce è molto contrastata, sbilanciata sui toni alti, di un bianco accecante che rende l’immagine come sospesa nel tempo, astratta, mentre i colori rimangono tenui, pastello, ma vivaci. L’effetto è quasi di un’immagine al negativo, ma a colori, estremamente nitida e con una grande precisione dei dettagli. Il collegamento con le “Piazze d’Italia” di De Chirico viene naturale: le somiglianze stilistiche riportano al padre della Metafisica. La prospettiva delle foto crea con le sue fughe lineari un senso di vuoto e di vertigine, con l’effetto di straniamento. A volte viene ripreso il motivo, caro a De Chirico, della statua, come nelle belle foto del teatro di Siracusa. Ecco allora che la monumentalità delle piazze d’Italia si trasforma in un palcoscenico teatrale su cui va in scena lo spettacolo della Storia raccontata attraverso le trasformazioni del paesaggio.
Piera Boccacciaro