CHI HA PAURA DELLE FOTOGRAFE? A Parigi una mostra ripercorre la storia delle donne dietro l’obiettivo
Chissà se le pioniere della fotografia, come la fotogiornalista Julia Margaret Cameron o la ritrattista Frances Benjamin Johnston avevano previsto che, nel 2015, la questione delle disparità di genere sul lavoro sarebbe stata ancora attuale. Di certo per loro la fotografia è stata un potente strumento di emancipazione. Tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900 settori artistici come la scultura e la pittura erano particolarmente chiusi nei riguardi delle donne. La fotografia, considerata una nuova arte industriale snobbata dagli ambienti intellettuali, ha offerto maggiori possibilità alle donne di emanciparsi dai ruoli casalinghi, entrando a fare parte di circoli e ambienti professionali.
La mostra “Who’s afraid of women?” propone una selezione di fotografe che, da amatrici o professioniste, hanno fatto la storia della fotografia. L’obiettivo è smontare il pregiudizio, radicatosi a inizio ‘900, che la fotografia sia un’attività principalmente maschile. D’altro canto, la storia della fotografia fatta dalle donne non significa sottolineare per forza un presunto “sguardo femminile”, o tracciare una storia delle donne ritratte dalle donne. Tuttavia, la scelta di ripercorrere la storia delle donne dietro l’obiettivo è un pretesto per raccontare le battaglie per i diritti civili, individuali e sul lavoro. E ancora la rivendicazione della propria libertà sessuale e la ridefinizione della propria identità attraverso l’esplorazione del proprio corpo, fino a quel momento considerato una sorta di feticcio tabù.
È possibile visitare questa mostra fino al 24 gennaio 2016 a Parigi, con un percorso che si articola in due luoghi: al Musée de l’Orangerie sono esposte le opere che vanno dal 1839 al 1919, mentre al Musée d’Orsay sono esposte le opere dal 1918 al 1945. Tra le due guerre mondiali il mestiere di fotografo ha conosciuto un notevole sviluppo, e anche le donne sono andate al fronte per documentare la realtà guerra, si sono misurate con la modernità delle macchine, delle fabbriche e della velocità, hanno contribuito alla rapida ascesa di nuovi campi legati all’economia industriale, come la moda e la pubblicità.