AGNÈS VARDA. Il Centre Pompidou mette in mostra per la prima volta i suoi scatti inediti realizzati a Cuba
Il Centre Pompidou di Parigi mette in mostra per la prima volta gli scatti inediti di Agnès Varda, regista, sceneggiatrice e fotografa francese, realizzati a Cuba negli anni sessanta. Nel 1962 la Varda aveva appena girato “Cléo dalle 5 alle 7”, che venne molto apprezzato dai critici della famigerata rivista Cahiers du cinéma, una vera e propria palestra intellettuale per molti dei futuri registi della Nouvelle Vague. Nonostante la Varda abbia sempre rifiutato di essere associata al movimento autoproclamatosi de “la nuova onda”, i suoi film hanno contribuito a rivoluzionare il linguaggio del cinema francese, a favore di una forte marca autoriale.
A inizio anni ’60 Cuba era diventata una sorta di buen retiro per gli intellettuali francesi: Jean-Paul Sartre e Simone De Beauvoir, Henri-Cartier presso e Marguerite Duras, erano rimasti affascinati dalla rivoluzione contro cubana l’imperialismo statunitense, dal sogno di Fidel Castro e Che Guevara, dalle speranze del popolo cubano dopo la caduta del dittatore Fulgencio Batista. Anche il regista Chris Marker (La jetée, 1962) aveva vissuto da vicino una delle ultime grandi rivoluzioni della Storia, e aveva raccontato la sua esperienza ad Agnès Varda, che ne rimase folgorata e partì subito. Nel ’62 il regime di Batista era stato abbattuto da quattro anni, c’era stato il fallito tentativo di invasione della Baia Dei Porci, con cui gli americani cercarono di rovesciare il regime di Fidel Castro, ed era stato imposto l’embargo.
La Vardà mostrò entusiasmo per la mobilitazione popolare che la rivoluzione aveva scatenato ma non era così ingenua da non vedere le contraddizioni del regime. Le sue foto immortalano una vitalità strabordante, gioiosa, sensuale, tra danze improvvisate in strada e un nuovo modello di vita, basato sulla pervasività della vita politica. Queste centinaia di scatti costituirono il lavoro preparatorio ad un documentario, “Salut les cubains” (1964), considerato tra i migliori del decennio, grazie al linguaggio innovativo che gioca con gli stereotipi, e alle immagini che rivelano lo sguardo autentico di Varda come fotografa.