TEST DI MEDICINA. La carica degli 85mila tra pallini e crocette
Circa 84mila giovani aspiranti medici per un test che ormai da anni genera un mare di polemiche e di ricorsi. Già, ogni anno a settembre ci tocca assistere alla querelle tra i detrattori (tanti) e i sostenitori (decisamente meno) del numero chiuso per le facoltà di Medicina e Odontoiatria. E così, mentre la sanità vacilla sotto i colpi della spending review, un plotone di futuri camici bianchi nei giorni scorsi ha tentato la fortuna tra le palline e le crocette dei test a risposta multipla. Una specie di roulette russa che salva solo un candidato su otto. Eppure, quest’anno, alla fine del tunnel sembra essersi accesa una flebile luce. Dopo innumerevoli polemiche per domande su tutto lo scibile umano, stavolta la prova ha previsto meno quesiti di cultura generale e più di biologia o materie attinenti alla medicina. Un’idea niente male. E comunque, hanno pensato in molti, meglio tardi che mai. Chi sa che la decisione di “aggiustare un po’ il tiro” non sia arrivata anche sulla scia dei paradossi dello scorso anno. Nell’occasione era stato un nefrologo italiano di fama internazionale a mettersi alla prova con le domande dei test. Risultato? Quasi certamente non sarebbe passato. Il piccolo esperimento, riportato dalle pagine del Corriere della Sera fece molto discutere. Fosse per altro che il medico in questione era il primario Giuseppe Remuzzi (membro dell’Advisory Board e con pubblicazioni sulle più importanti riviste mediche del mondo come Lancet nonché membro del comitato editoriale del New England Journal of Medicine). Per tutti quelli che ci hanno provato e hanno fallito, una consolazione non da poco.
Raffaele Nespoli