POOH. La band più longeva d’Italia fa il punto con lo stop ai concerti e l’autobiografia di Canzian, verso il cinquantennale del 2016
È tornato a Napoli lo scorso mercoledì 27 novembre, nella sala del teatro Augusteo, “Opera Seconda”, il tour dall’omonimo album pubblicato lo scorso 9 ottobre 2012, che ripropone i grandi successi dei Pooh in versione completamente rivista, grazie all’arrangiamento orchestrale, che garantisce continuità con “Opera Prima” del 1971, nell’ambito del quale però l’orchestra vera e propria era appannaggio quasi esclusivo del disco. Oggi è invece l’ Ensemble Symphony Orchestra diretta da Giacomo Loprieno ad accompagnare dal vivo il nucleo storico della band, Roby Facchinetti, voce, tastiere e pianoforte dal 1966, Dodi Battaglia, voce e chitarre dal 1968 e Red Canzian, voce, basso elettrico, chitarra e flauto dolce dal 1973. Lo show, 200 concerti in tre anni, è trionfale, suonatissimo (rara avis nel tempo dei “gruppi vocali” sdoganati da X-Factor) ed assolutamente accattivante per super-fan e curiosi dell’ultima ora della band più longeva del Belpaese ed una delle più longeve d’Europa. Quarantotto anni celebrati pure con “Pooh Box”, il cofanetto che contiene doppio dvd e doppio cd dello spettacolo di Opera Seconda, un graphic-bio novel ed un doppio dove i grandi doppiatori recitano i versi di Valerio Negrini, il paroliere del gruppo scomparso nel gennaio di quest’anno. Quarantotto anni di attività, dunque, e la decisione di uno stop di due anni, alla fine del tour in corso, dritti dritti verso il mega show per celebrare le nozze d’oro della formazione.
Ne ha parlato anche Red Canzian lo scorso giovedì 28 dicembre al teatro Posillipo, nell’ambito della presentazione partenopea di “Ho visto sessanta volte fiorire il calicanto – La mia vita, i miei sogni” (Mondadori, 2012), la prima autobiografia del musicista di Quinto di Treviso che racconta tanta musica quanta infanzia disagiata ma felicissima nel Polesine da ricordare “una pellicola di Pupi Avati” come ha notato Federico Vacalebre, moderatore dell’incontro. Ha parlato del cinquantennale, Red, confermando di non avere idea se Stefano D’Orazio alla fine si ricongiungerà alla band oppure no. Ma ha soprattutto parlato del se che è nel libro, con inatteso candore e una incontenibile, bonaria ironia che altrimenti avremmo faticato ad attribuire al Pooh dal volto androgino e dalla bellezza distaccata.
Dal prog rock suonato coi Capsicum Red, dai quali deriva il celebre nickname, all’incontro con Facchinetti ed i Pooh, dal provino a Roncobilaccio alla tournee americana, la prima con quella che sarebbe stata la band del destino. E poi Parsifal, sesto album della band al quarantesimo compleanno quest’anno, il disco progressivo, primo senza Fogli ma con una orchestra di quaranta elementi. E ancora, il set fotografico con le armature per la copertina dell’album, in un castello diroccato di Erba, e i concerti dal tour di Parsifal con tanto di mantello indosso, estremo approdo di un percorso all’insegna dei look più rock, quelli che il giovane Bruno Canzian copiava da Beatles, King Crimson e Yes. E poi il futuro. Un disco da solista in uscita nell’ottobre 2014 e la mostra di pittura (altra grande passione assieme al bonsai) “Grandi 100%”, e l’impegno vegano, affrontato e divulgato con convinzione ma senza estremismi; e un’attitudine, che ci pare pure una chiave di lettura della vita tout court, che ha l’italica immediatezza di quella generazione e del suo “less is more”.
Ma, nel caso di Red, decisamente più rock ‘n’roll.
Rosa Criscitiello